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Palermo, madre e figlio morti di parto in clinica, 4 medici indagati. Uno di loro già condannato in passato

Palermo, madre e figlio morti durante il parto: la Procura ha iscritto quattro medici nel registro degli indagati.

La vittima, Candida Giammona, 39 anni era ricoverata per il parto in una clinica della città. Durante l’intervento il trasferimento d’urgenza verso l’ospedale Buccheri La Ferla, sempre a Palermo.

Palermo, madre e figlio morti nel parto 

Il neonato invece lo avevano trasportato d’urgenza all’ospedale Civico. I familiari hanno presentato una ulteriore denuncia. Che chiama in causa direttamente uno dei quattro medici.

Una dottoressa che secondo i familiari non sarebbe dovuta essere lì. Qualcun altro, più competente, è il senso della denuncia, avrebbe capito di dover praticare da subito un parto cesareo.

“La dottoressa già condannata, perché era lì?”

“La dottoressa – si legge nella denuncia dei familiari – , alla luce della condanna riportata nel luglio del 2020 per altre vicende analoghe, andava sospesa dall’attività professionale di sala operatoria.

E andava altresì data informativa al consiglio dell’ordine dei medici per le conseguenti sanzione”.

“V’è ragione di ritenere che se a curare il parto della giovane Giammona Candida si fosse adoperato un altro medico, la gestione della criticità dell’utero e perfino della sua rottura, avrebbe comportato solo la necessità di un parto cesareo immediato con salvezza di mamma e bambino”.

La donna lascia il marito e una bambina di 2 anni. Cordoglio su Fb, diversi motoclub della Sicilia si stringono attorno a familiari della donna, appassionata di motociclismo.

I legali della struttura attribuiscono invece il doppio decesso a una solo evento imprevedibile e imprevisto. 

“Da parte del proprio personale sanitario è stato fatto tutto il possibile per salvare la vita della paziente e del neonato”, si legge in una nota.

Che prosegue: “I decessi si ritiene siano stati determinati da un evento imprevisto ed imprevedibile e si affida, con piena fiducia, alle verifiche che la magistratura riterrà di effettuare”.

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