Palermo, nipoti dei boss Messina Denaro e Sansone si sposano in Regione…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Settembre 2014 - 10:04 OLTRE 6 MESI FA
Palermo, nipoti dei boss Messina Denaro e Sansone si sposano in Regione...

Palermo, nipoti dei boss Messina Denaro e Sansone si sposano in Regione…

PALERMO – La sposa è il nipote di Matteo Messina Denaro, boss della mafia latitante. Lo sposo invece è il nipote di Gaetano Sansone, il boss dell’Uditore che ospitò Totò Riina durante la latitanza. La chiesa dove i due sposi hanno pronunciato il fatidico sì è la cappella Palatina di Palazzo dei Normanni, proprio nella sede della Regione Sicilia a Palermo. Ovviamente non sono mancate le polemiche e mentre la Regione spiega che il controllo della cappella spetta alla Chiesa, dalla Curia fanno sapere di non sapere chi fossero gli zii degli sposi.

Felice Cavallaro sul Corriere della Sera scrive:

“uno scenario dorato nel quale, con le nozze adesso considerate uno scandalo, varcando il portone della reggia popolata dai 90 deputati dell’Assemblea regionale, forse hanno provato ad ostentare potere nientedimenoché le famiglie di Matteo Messina Denaro, l’imprendibile super latitante, e di Filippo Guttadauro, il gran capo di Brancaccio, dei Graviano, dei mandanti che decisero il delitto di padre Puglisi, adesso al «carcere duro» e per questo nell’impossibilità di accompagnare la figlia all’altare, sotto i mosaici dorati del Cristo Pantocratore”.

Assente anche lo zio dello sposo:

“lo sposo, pure lui con uno zio forzatamente assente, Gaetano Sansone, il padrino dell’Uditore che ospitava il capo di Cosa Nostra Totò Riina nel suo residence di via Bernini, gli stessi giardini dove, dopo la benedizione del parroco Michele Polizzi, i cento invitati si sono trasferiti per il banchetto”.

Francesco Forgione, ex segretario di Rifondazione comunista ed ex presidente dell’Antimafia, nominato dal presidente dell’Assemblea regionale Giovanni Ardizzone al vertice della Fondazione Federico II, l’ente che gestisce tutti i beni culturali all’interno di Palazzo dei Normanni, ha spiegato che la cappella non dipende dalla Regione:

“Noi stacchiamo i biglietti ai turisti che visitano il palazzo reale, ma la Cappella è una parrocchia gestita dalla Chiesa in totale autonomia…”.

Don Polizzi, il prete che ha affittato la cappella e sposato i due giovani, ha dichiarato:

“«Ci sono liste d’attesa da uno a due anni. Per noi era solo una coppia di giovani sposi. Cerimonia partecipata, normalissima. Pagato solo il “dovuto”». I sacrestani che lavorano con lui confermano che non è volato nemmeno un euro in più rispetto ai 300 della tariffa, o meglio dell’«offerta», ufficiale. Porge invece un involontario assist a «Don Camillo» Forgione, riflettendo sui diritti dei figli dei mafiosi: «Capisco che i boss possono cercare di dimostrare anche così il loro obliquo “prestigio”, ma se due giovani incensurati si presentano al municipio di Palermo, Roma o altrove per sposarsi non credo che i sindaci Orlando o Marino possano rifiutarsi…».

E padre Polizzi conferma che la stessa regola vale per la Chiesa, «soprattutto se come è accaduto non avevamo idea sull’identità dei parenti degli sposi, perché non chiedo il certificato Antimafia…»”.