PALERMO – Rosy Bonanno è stata uccisa dall’ex convivente Benedetto Conti. Uccisa a coltellate a 26 anni in via Orecchiuta a Palermo, mentre il loro bimbo di 2 anni dormiva nella stanza accanto. Non era la prima volta che Conti, 36 anni, minacciava e picchiava Rosy. Botte, insulti e minacce erano già costate all’uomo 6 denunce per maltrattamenti. Poi il 10 luglio l’ennesimo litigio, sfociato stavolta nell’omicidio della giovane donna. Teresa Matassa, la madre di Rosy, piange disperata: “E’ un delitto annunciato. Si sapeva che finiva così”. Non si dà pace per questo delitto.
Il procuratore di Palermo Francesco Messineo e l’aggiunto Maurizio Scalia, che coordinano l’inchiesta sull’omicidio, hanno dichiarato: ”Da controlli nel registro generale delle notizie di reato abbiamo accertato che la signora Rosy Bonanno aveva denunciato due volte, una nel 2010, l’altra nel 2011 Benedetto Conti. Le accuse erano di maltrattamenti in famiglia e non di stalking. Entrambe le denunce furono archiviate dal gip su richiesta della Procura perché la signora, risentita dagli inquirenti, minimizzò i fatti e in un caso ritirò la querela sostenendo che i dissidi erano cessati e che si era riconciliata con Conti”.
Conti dopo il delitto è fuggito e la polizia lo ha fermato a Villabate, un comune alle porte della città. Agli agenti che lo hanno ammanettato ha detto di aver ingerito del veleno per topi per suicidarsi: è stato allora accompagnato in ospedale per una lavanda gastrica.
A scoprire il cadavere è stato il padre di Rosy. La ragazza e il suo bimbo vivevano con in genitori dopo la separazione dall’uomo, che non accettava questa situazione e andava quotidianamente dai suoceri. La madre di Rosy si sfoga: “L’assistente sociale, la polizia sapevano tutto. Da tempo denunciamo violenze, minacce, intimidazioni. Ora che mia figlia è morta venite tutti ma l’avete sulla coscienza, questa non è giustizia, dov’era la legge?”.
La madre racconta che Rosy aveva lasciato l’uomo lo scorso gennaio: “Era un inferno, mia figlia era in pericolo. Lo abbiamo detto alle forze dell’ordine, all’assistente sociale ma non è accaduto nulla. Ci ha bruciato la macchina, ci ha lasciato una bottiglia piena di benzina davanti alla porta di casa. Una vita impossibile. Voleva che Rosy tornasse con lui, la ricattava per via del figlio. Ora l’ha uccisa e l’avete tutti sulla coscienza”.
Sostengono in una nota i servizi sociali del Comune di Palermo: ”Conti e la donna hanno rifiutato l’assistenza offerta, che prevedeva il ricovero protetto per la madre e il figlio e, in una struttura separata, per il compagno”.