Palermo, 133 milioni spesi per i tram ma non ci sono le rotaie

I nuovi tram di Palermo

PALERMO – Diciotto vagoni bianchi, avveniristici e confortevoli, antivibrazione, lunghi 32 metri l’uno. Diciotto vagoni che promettevano di percorrere, ad esempio, la tratta Brancaccio-stazione Notarbartolo in 20 minuti. Oggi ci vuole un’ora. Belli e nuovi i tram acquistati per Palermo, spesi finora 133 milioni. Ma fermi e forse per sempre: mancano le rotaie. Sì, a Palermo hanno fatto i tram ma non ci sono i soldi per le rotaie, e quindi resta tutto fermo.

Il fatto è che i soldi sono finiti e il consorzio che si occupa dei lavori, la Sis, ora si ferma. Licenziati anche i 130 operai, a spasso i 170 lavoratori dell’indotto. “IlComune ci deve trenta milioni di euro – hanno detto i responsabili – non possiamo andare avanti un solo giorno in più”. Come è successo? Lo spiega La Stampa:

Tutta colpa di una maxi-variante in corso di progetto: 89 milioni che hanno fatto lievitare il costo complessivo da 216 a 320 milioni. Soldi stanziati dallo Stato, dalla Regione con fondi europei e in piccola parte dalla società di trasporto urbano, l’Amat. Ci si è accorti a lavori avviati di una serie di cosucce da fare, come raddoppiare il ponte sul fiume Oreto, consolidare il terreno sotto un deposito a rischio geologico, espropriare una serie di terreni. Robetta. Il Comune e l’Amat hanno concesso alla ditta la variante sulla parola ma l’altro giorno, ohibò, ci si è accorti in prefettura che il super-aggravio di costi non è stato ancora neanche autorizzato dalla Corte dei Conti. La Regione si è dimenticata di trasmettere le carte a Roma, il Comune non ha più seguito l’iter, nel frattempo il presidente dell’Amat ha lasciato il suo posto candidandosi (infruttuosamente) alle elezioni politiche.

Così il consorzio, che finora ha continuato a lavorare emettendo fatture su fatture, adesso ha detto basta. Il Comune ha tentato di convincere le imprese a restare promettendo cinque milioni subito e gli altri entro due mesi. Ma quel subito non si è tradotto neanche in un euro. Da lì l’addio, a partire da oggi, giorno della scadenza del contratto fra l’amministrazione e il consorzio. «Senza contratto scadono anche le coperture assicurative: dobbiamo fermarci», spiegano i responsabili della società, consapevoli che il cantiere diventerà adesso terra di conquista in una città dove anche un bullone incustodito è a rischio. I vagoni del tram, in compenso, sono al sicuro. Anche se adesso non ci sarà più nessuno a farli girare in tondo in deposito a dieci chilometri orari. Due vetture alla volta, telecomandate. Ma il gioco è finito.

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