PALERMO – Un processo da cinque miliardi: a tanto ammonta il patrimonio di Carmelo Patti, patrono della Valtur, che il direttore della Direzione investigativa antimafia chiede di sequestrare.
La indagini della Dia di Palermo, secondo quanto scrive Repubblica muovono un’accusa molto pesante nei confronti di Patti: “essere referente e prestanome del superlatitante Matteo Messina Denaro, di Castelvetrano pure lui”.
La prima udienza del processo è fissata per il 20 aprile, davanti alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani. Sono tre collaboratori di giustizia, scrive Repubblica, a chiamare in causa per 2presunti rapporti con esponenti mafiosi del Trapanese” l’imprenditore di Castelvetrano dal 1998 al vertice di Valtur, azienda italiana del turismo ad mesi in amministrazione straordinaria: si tratta, scrive Repubblica, di “Nino Giuffrè, l’ex fidato di Bernardo Provenzano; Angelo Siino, che negli anni Ottanta era il “ministro dei Lavori pubblici” di Cosa nostra; e Giovanni Ingrasciotta, conoscitore di molti segreti del clan di Messina Denaro”.
Secondo l’accusa, che ha passato al setaccio il patrimonio di Patti, ci sarebbe “una inquietante sperequazione fra redditi e investimenti”. La Dia aveva chiesto il sequestro immediato dei beni di Patti, ma il Tribunale non ha accolto la richiesta.
Secondo quanto scrive Repubblica, Patti sarebbe “indagato” anche “per favoreggiamento aggravato nei confronti di Messina Denaro”. Ad incuriosire i magistrati, secondo Repubblica, ci sarebbe stato soprattutto un elemento: “uno dei collaboratori più stretti di Patti era il fratello della compagna di Messina Denaro, Michele Alagna”.
Il patrimonio che la Dia vuole sequestrare è costituito dalla maggioranza di alcune società che gestiscono una ventina di villaggi turistici della Valtur, ma anche da case e terreni nella provincia di Trapani e a Robbio, in provincia di Pavia, dove Patti risiede.