Palma Campania, bimbi picchiati: da “Cip e Ciop” ad “Alice”, mappa degli asili lager

Palma Campania: ma gli asili sono diventati tutti lager tipo "Cip e Ciop"?
“Vincenzo Russo” di Palma Campania, maestre picchiano bambini nelle riprese dei carabinieri

ROMA – A sentire la notizia delle maestre aguzzine della scuola “Vincenzo Russo” di Palma Campania, la domanda sorge spontanea: ma possibile che tutti gli asili si siano trasformati in palestre degli orrori tipo il Cip e Ciop di Pistoia? Non ci sono più le maestre d’una volta, signora mia?

Ci sono 66 episodi “penalmente rilevanti”, documentati con riprese, in cui le maestre di Palma Campania, Carmela (59 anni), Giovanna (39 anni) e Rosa (38 anni), compiono “ripetuti attacchi fisici e verbali con strattoni, spinte, schiaffi al capo e conseguenti ematomi e lividi, anche agli occhi”, tutto condito da “insulti e imprecazioni”. Vittime i bimbi, alcuni di loro disabile. Una delle loro specialità era quella di negare l’accesso al bagno ai bambini. I piccoli, dopo essere stati picchiati o variamente puniti, venivano costretti a rimanere isolati dal resto del gruppo.

Purtroppo la notizia fa l’effetto del già visto. Da una ricerca veloce nell’archivio di Blitz, troviamo storie simili da tutte le parti d’Italia. Dalla suora che semina il terrore a Novara ai bimbi autistici picchiati a San Benedetto del Tronto, dalle maestre violente di Cirò Marina a quelle di San Basilio a Roma, da quella che minaccia gli alunni col coltello a Firenze all’altra di Milano che ai bimbi fa mangiare il vomito:

Dieci storie che potrebbero facilmente diventare cento a impiegare qualche minuto di più nella ricerca. E se ai racconti dell’orrore che arrivano dagli asili si aggiungessero quello che le cronache periodicamente fanno emergere dagli ospizi e dai centri di igiene mentale, le storie da cento potrebbero diventare mille.

Sarà che oggi si dà notizia di tutto, sarà che prima lo schiaffone era parte delle materie d’insegnamento e invece oggi viene restituito alla maestra con gli interessi o diventa capo d’imputazione in tribunale, sarà il logorio della vita postmoderna che mi incattivisce maestre ed infermiere, ma la sensazione angosciante è che non ci sia più un posto sicuro a cui affidare (o sbolognare?) il figlio piccolo, lo zio matto o il nonno malato. Anche perché certe volte la famiglia è il primo lager, ma questo è un altro film (horror).

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