Pamela Mastropietro, l'avvocato della famiglia: "Dietro questa vicenda ci sono organizzazioni ben strutturate" Pamela Mastropietro, l'avvocato della famiglia: "Dietro questa vicenda ci sono organizzazioni ben strutturate"

Pamela Mastropietro, l’avvocato Verni: “Il caso è un unicum a livello mondiale”

Pamela Mastropietro, l'avvocato della famiglia: "Dietro questa vicenda ci sono organizzazioni ben strutturate"
Pamela Mastropietro, l’avvocato della famiglia: “Dietro questa vicenda ci sono organizzazioni ben strutturate”

ROMA – “Negli ultimi 50 anni solo su Pamela è stato fatto un simile scempio. Il caso è un unicum a livello mondiale. Dietro questa vicenda ci sono organizzazioni criminali ben strutturate. Oseghale in carcere dice alla moglie che è stato un suo amico? Ha cambiato versioni molte volte e in quel caso sapeva benissimo di essere ascoltato”.

Queste le parole, intervistato da “Radio Cusano”, dell’avvocato Marco Valerio Verni, il legale della famiglia di Pamela Mastropietro nonché zio della giovane uccisa a Macerata.

Nel programma “quarta Repubblica” è stato reso noto un audio di Oseghale, ad oggi unico imputato per il delitto della giovane, nel quale dice in carcere alla compagna che ad uccidere Pamela sarebbe stato un suo amico.

“Non cambia nulla nel processo nonostante sia un audio molto importante – spiega l’avvocato Lui era consapevole di essere ascoltato. Oseghale ha cambiato versione più volte. All’inizio aveva addossato la responsabilità del tutto a Lucky Desmond salvo poi ritrattare”.

“Ricordo, ad esempio, i primissimi giorni del suo arresto quando – continua l’avvocato – confessò agli agenti di polizia penitenziaria di essere stato lui ad uccidere Pamela in concorso con Lucky Desmond. Il giorno dopo il Procuratore di Macerata dispose l’interrogatorio di Oseghale che si rimangiò tutto accusando i poliziotti penitenziari di averlo picchiato per costringerlo a scrivere su un foglietto il nome del suo presunto complice. Lucky Desmond e Lucky Awelima si sono chiusi nel silenzio. Un atteggiamento che è loro concesso ma che denota, secondo me, un atteggiamento tipico di chi deve nascondere qualcosa e forse è pure colpevole. Un atteggiamento tipico dei mafiosi”.

Le indagini e la mafia. “La sensazione, anzi, quasi una certezza le indagini, da un certo punto in poi, si sono svolte – dice il legale – come a voler ridurre tutto quanto ad un unico responsabile, senza vedere tutto quello che c’è intorno. Chiunque avesse assistito alle ultime udienze, specialmente quando sono state mostrate le foto del corpo martoriato di Pamela, si sarebbe accorto che c’è molto altro. Qui non si tratta di un omicidio isolato. Dietro questa vicenda ci sono organizzazioni criminali ben strutturate. Questo non vuol dire che Pamela sia stata uccisa dalla mafia nigeriana. Però chi è stato coinvolto in questo omicidio fa parte di queste organizzazioni: un fatto che anche un cieco avrebbe visto. Anche un pentito ha confermato che lo stesso Oseghale, in carcere, si è presentato come un referente della mafia nigeriana a Macerata. Pensate che fino a qualche tempo fa c’erano problemi nel trovare dei traduttori per gli interrogatori. Lo stesso procuratore ha sottolineato che la prima interprete incaricata rinunciò all’incarico rendendosi irreperibile. Altri interpreti rifiutarono l’incarico perché impauriti per le minacce che avrebbero potuto subire i loro famigliari in Nigeria. Un atteggiamento tipico della mafia. Nel 2018 a Macerata è caduto in prescrizione un processo, cominciato nel 2008, a carico di 21 nigeriani per spaccio internazionale. Tra i capi di imputazioni cera anche l’induzione alla prostituzione e riduzione in schiavitù. Reati compiuti nei confronti di 15 nigeriane tramite la minacce di riti voodoo. Sono dati oggettivi”.

“Il medico legale della Procura, il professor Cingolani – spiega ancora l’avvocato della famiglia Mastropietro – ha dichiarato che a gennaio ha avuto modo di leggere una rivista americana dove era riportato un aggiornamento della letteratura mondiale sui dati di depezzamento avvenuti nel mondo negli ultimi 50 anni. 350 casi al mondo negli ultimi 50 anni di corpi tagliati a pezzi in più parti. All’interno di questi casi, 35 sono casi di disarticolazione, un depezzamento più accurato, una vera e propria operazione chirurgica. All’interno di questi 35 casi di disarticolazione, 16 sono assimilabili Pamela che è stata divisa in più di 25 parti. Purtroppo il caso di Pamela costituisce un unicum perché a lei è stata anche tagliata la testa, cosa non presente agli altri 16 casi. Tra l’altro, di questi 16 casi altri 3 sono in Italia”. Fonte: Radio Cusano.

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