MACERATA – Gli studi da estetista abbandonati a Roma, la dipendenza dalla droga, il ritiro in comunità vicino Macerata e quella pagina Facebook con oltre 800 amici virtuali, con cui condivideva sogni, speranze e foto. Questa la vita di Pamela Mastropietro, la ragazza di 18 anni trovata morta e fatta a pezzi in due valigie lasciate in un fossato. Una famiglia normale, con la mamma Alessandra e il suo salone di bellezza vicino a Re di Roma, dove Pamela sognava di lavorare finiti gli studi. Invece nell’ottobre scorso è arrivato il ritiro in comunità per risolvere i suoi problemi.
Il Corriere della Sera scrive che nel quartiere Pamela era conosciuta e su Facebook parlava dei suoi problemi, soprattutto di quelli con la dipendenza. La giovane aveva frequentato a Roma l’istituto Petroselli di via Gela. Lo scorso ottobre il ricovero, poi la prima fuga durata 5 giorni, e la preoccupazione della sua famiglia e del suo ragazzo. Pamela era entrata così nella Pars di Corridonia, vicino Macerata, e vicino ai nonni. Loro, la madre e il fidanzato cercavano di aiutarla:
“Pamela, anche di questo, parlava su Facebook. Dove alternava foto di momenti felici, frasi di rabbia, e post come questo: «Tutti dipendiamo da qualcosa che ci fa dimenticare il dolore», accompagnato dalla foto di una bottiglia di superalcolici con sigarette e accendino accanto. Nessuno si era fatto troppe illusioni che il ritorno nella Pars per curarsi avrebbe finalmente dato risultati. E dopo la sua scomparsa lunedì scorso la madre e altri parenti si erano messi a cercarla, avevano chiesto aiuto anche a «Chi l’ha visto?». Speravano che sarebbe tornata ancora una volta.
Mamma Alessandra ci ha sperato fino all’ultimo, anche quando si è recata in una caserma dell’Arma nella Capitale per sporgere la sua denuncia di scomparsa dopo quella presentata l’altro ieri dai responsabili della comunità marchigiana. Proprio ieri pomeriggio, dopo essere stata avvisata dai carabinieri della possibilità che il cadavere di una donna martoriata fosse quello della figlia, si era messa in macchina per Macerata con una speranza nel cuore: «Non è lei. Fino a quando non mi danno la certezza, per me non è lei», si è lasciata andare per telefono.
Un colpo al cuore, ma anche la voglia di giustizia e di sapere la verità. Sapere cosa sia successo in quella comunità: «Non so perché si sia allontanata dalla comunità, non so perché l’abbia fatto e nemmeno come sia stato possibile che nessuno se ne sia accorto»”.