ROMA – Un sorta di rito o una punizione. Queste al momento le ipotesi sul movente dell’omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne romana allontanatasi lunedì pomeriggio dalla comunità di recupero di Corridonia (Macerata) e poi ritrovata ieri mattina cadavere. Il suo cadavere, sezionato in due tronconi è stato ritrovato in due trolley lasciati nottetempo in un fossato che costeggia una strada di campagna a Pollenza, sempre nel Maceratese. Un omicidio brutale. Il cadavere diviso in due tronconi. Ed è proprio questo che fa pensare agli investigatori ad una sorta di rito o una punizione.
Un ragazzo nigeriano, grazie alla visione dei filmati delle telecamere di sorveglianza, è stato fermato.
L’uomo ha un regolare permesso di soggiorno ed è già noto alle forze dell’ordine. Altre persone sarebbero state individuate. Gli investigatori stanno cercando di capire se la ragazza abbia lasciato la comunità sapendo già chi incontrare, da chi andare e dove trovare una nuova sistemazione.
Chi era Pamela? Gli studi da estetista abbandonati a Roma, la dipendenza dalla droga, il ritiro in comunità vicino Macerata e una pagina Facebook con 800 amici. La mamma, Alessandra, ha un salone di bellezza vicino a Re di Roma. Lì Pamela voleva lavorare. Ma prima ha cercato di risolvere i suoi problemi in comunità.
Su Facebook spesso Pamela parlava dei suoi problemi, come racconta il Corriere della Sera.
“Pamela, anche di questo, parlava su Facebook. Dove alternava foto di momenti felici, frasi di rabbia, e post come questo: «Tutti dipendiamo da qualcosa che ci fa dimenticare il dolore», accompagnato dalla foto di una bottiglia di superalcolici con sigarette e accendino accanto. Nessuno si era fatto troppe illusioni che il ritorno nella Pars per curarsi avrebbe finalmente dato risultati. E dopo la sua scomparsa lunedì scorso la madre e altri parenti si erano messi a cercarla, avevano chiesto aiuto anche a «Chi l’ha visto?». Speravano che sarebbe tornata ancora una volta.
Mamma Alessandra ci ha sperato fino all’ultimo, anche quando si è recata in una caserma dell’Arma nella Capitale per sporgere la sua denuncia di scomparsa dopo quella presentata l’altro ieri dai responsabili della comunità marchigiana. Proprio ieri pomeriggio, dopo essere stata avvisata dai carabinieri della possibilità che il cadavere di una donna martoriata fosse quello della figlia, si era messa in macchina per Macerata con una speranza nel cuore: «Non è lei. Fino a quando non mi danno la certezza, per me non è lei», si è lasciata andare per telefono.
Un colpo al cuore, ma anche la voglia di giustizia e di sapere la verità. Sapere cosa sia successo in quella comunità: «Non so perché si sia allontanata dalla comunità, non so perché l’abbia fatto e nemmeno come sia stato possibile che nessuno se ne sia accorto