Pamela Mastropietro, le ultime ore: la fuga, l’autostop, la siringa

Pamela Mastropietro, le ultime ore: la fuga, l'autostop, la siringa
Pamela Mastropietro, le ultime ore: la fuga, l’autostop, la siringa

ROMA – La fuga, l’autostop, la siringa… Le ultime ore di Pamela Mastropietro, la ragazza fatta a pezzi e messa in due valigie poi abbandonate in campagna vicino Macerata. Pamela si trovava al centro di recupero nel paesino di San Michele Arcangelo, alla comunità Pars. Da qui una mattina ha preso le sue cose e se n’è andata. Prima per le strade di campagna, poi facendo l’autostop fino a Macerata. Qui dopo l’incontro con il pusher nigeriano, è andata in farmacia, dove ha comprato una siringa. Infine è salita in mansarda con l’uomo. Poi la morte e lo scempio.

La fuga e l’autostop

Lunedì 29 gennaio, intorno alle 14.30, Pamela se ne va dalla comunità trascinando il suo trolley. Senza soldi, senza cellulare e senza documenti, che quando si entra in comunità vanno consegnati sempre agli operatori. Pamela se n’è andata e nessuno l’ha vista. Un quarto d’ora dopo, però, la sua assenza è stata notata e sono subito scattate le ricerche. Ci sono tre chilometri di saliscendi in aperta campagna per arrivare alla provinciale. Poi quasi certamente ha fatto l’autostop per Macerata. Cosa abbia fatto durante la notte e dove l’abbia passata è ancora un mistero. I carabinieri, grazie alle testimonianze raccolte e alle immagini delle telecamere lungo la strada, la ritrovano in via Spalato intorno alle 11 del mattino dopo, martedì 30 gennaio.

Il pusher e la siringa

Pamela non è più sola. Con lei c’è il nigeriano Innocent Oseghale, 29 anni, il pusher accusato di aver compiuto lo scempio poche ore dopo nella mansarda. Come scrive Fabrizio Caccia per il Corriere della Sera:

La sua casa si trova nei pressi della farmacia Matteucci, dove Pamela entra alle 11.05 e va a comprare una siringa da 5 ml, paga 20 centesimi ed esce. «La siringa da cinque — osserva il farmacista, che ormai s’è fatto una certa esperienza con i tossici — viene usata di solito per i cocktail di droghe, crack e altre sostanze. Per farsi d’eroina, invece, basta una siringa da uno, quella per l’insulina». Pamela e Innocent indugiano nel cortile antistante la casa del nigeriano. Scambiano qualche parola, nessuno però li vede entrare e salire insieme. Gli uomini del comando provinciale dei carabinieri di Macerata, diretto dal colonnello Michele Roberti, sono convinti che la morte della ragazza sia avvenuta tra le 13 e le 16 di martedì pomeriggio.

La morte e lo scempio

Non si sa ancora se a ucciderla sia stata un’overdose di sostanze tagliate male. E non è possibile neanche dire se il pusher sia stato preso da puro terrore e abbia deciso di disfarsi della vittima tagliandola a pezzi, chiudendo i suoi resti in due valigie e lavando poi il pavimento con dieci litri di candeggina, come sembra abbia fatto. Di certo c’è che i carabinieri del reparto operativo, diretti dal tenente colonnello Walter Fava, hanno trovato nell’appartamento di via Spalato il pellicciotto insanguinato di Pamela.

 

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