Il “pane etico” profuma Genova. I fornai sono i detenuti del carcere Marassi

Carcere Marassi di Genova

Oltre che azzimo, integrale o sciapo, il pane può essere anche etico. O almeno, questa è l’intenzione del progetto – denominato appunto “Pane Etico” – che da quattro anni si sperimenta al carcere Marassi di Genova. L’iniziativa, spiega il direttore Salvatore Mazzeo – mira a “formare i detenuti nel loro reinserimento nel mondo del lavoro”. “L’obiettivo – commenta con soddisfazione – è quello di inserire in questo progetto più detenuti possibile. Ora sono in quattro, ma vogliamo salire ad almeno dieci panettieri”.

Centoquaranta chili di pane e duecento di focaccia destinati ogni giorno a finire sui tavoli dei genovesi e delle mense scolastiche. Questo è quanto produce ogni notte il laboratorio del penitenziario. Ma una nuova iniziativa attende i carcerati-panettieri: presto sforneranno anche pane senza glutine, con farine integrali lavorate con la macina di pietra come si faceva una volta.

Non solo. “Non ci fermeremo qui – aggiunge Pietro Civello, amministratore della cooperativa Italforno che mette a disposizione gli impianti e ha assunto i quattro detenuti che lavorano nel panificio di Marassi – perché sono allo studio altri due progetti. Passeremo dal pane al pesce e alla cioccolata. I detenuti puliranno il pesce che andrà alla grande distribuzione e apriremo un laboratorio per lavorare cacao di alta qualità”.

“Questa iniziativa è molto importante sotto il profilo trattamentale – continua il direttore del Marassi –  per acquisire professionalità spendibili all’esterno e non rischiare di ritornare nel circuito criminale”.

Il pane preparato dai detenuti si può trovare tutti i giorni anche sugli scaffali della Coop. “È un grande successo – sottolinea Luigi Pestarino della Coop Liguria – e ora con il pane senza glutine affrontiamo una nuova sfida. Sarà un prodotto speciale, unico”.

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