Paolo Bosusco: "Non è la prima volta che vengo rapito in India"

TORINO, 13 APR – ''Non e' la prima volta che sono stato rapito in India''. Lo ha detto Paolo Bosusco, la guida rapita e liberata solo poche ore fa, durante la trasmissione 'Le Invasioni Barbariche' su La7. Ha poi precisato che a rapirlo, in altre occasioni, ''ma solo per poche ore, sono state le tribu' locali. Ma non ho detto nulla – ha aggiunto – per non creare problemi''.

In poco piu' di mezz'ora Bosusco ha raccontato i 28 giorni di prigionia, da quando fu sorpreso con il turista romano Claudio Colangelo e con due suoi assistenti indiani fino al momento della liberazione: ''Ci hanno accerchiati, gettati a terra, legati e presi a calci in pancia. Poi ci hanno bendati e condotti nella jungla fino dal comandante. Qui abbiamo incontrato il comandante. Lui ci ha detto subito che il loro obiettivo era scambiarci con dei loro attivisti tenuti in carcere. Quando insistevo perche' Claudio fosse liberato rispondeva che non ha mai ammazzato nemmeno un pollo''.

Durante la prigionia, ha rivelato, gli e' stato chiesto di fare appelli, ma lui si e' rifiutato: ''Non volevo fare l'ostaggio che piange – ha spiegato – e dare ai miei familiari l'impressione che andasse tutto bene''.

Ha raccontato di avere sofferto la fame. ''I maoisti – ha spiegato – ci davano quello che trovavano: una patata, due chapati (pane non lievitato indiano) e riso di pessima qualita'''. Nonostante gli ostaggi non fossero legati, ogni tentativo di fuga era impossibile, ha spiegato, ''perche' dovevi conoscere la loro disposizione difensiva. C'erano sentinelle lontane chilometri, tutte armate. E poi Claudio non sarebbe stato in grado di starmi dietro''.

Tra gli episodi che ricorda c'e' l'uccisione di un cobra a due metri dalla sua tenda. ''Invece, mi ha fatto piangere il racconto di uno dei rapitori, la cui sorella e' stata presa, incarcerata e violentata dalla polizia. Quando l'ho saputo, ho detto al comandante che se era vero avremmo dovuto aspettare che fosse liberata prima di liberare me''.

Bosusco ha ribadito che le richieste dei ribelli ''sono genuine, come l'assistenza medica per i tribali e le lezioni scolastiche nella loro lingua''. Infine, ha parlato del futuro. ''Ora – ha sostenuto – non ho piu' un lavoro. In Orissa avevo la mia agenzia, pagavo le tasse, davo un impiego a dei ragazzi. Dopo quello che mi e' accaduto, invece, tutta la zona tribale e' stata chiusa al turismo degli stranieri''.

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