ROMA – Paolo Forlani, uno dei quattro poliziotti condannati a tre anni e sei mesi per la morte di Federico Aldrovandi, ha chiesto scusa per gli insulti alla madre del ragazzo scritti su Facebook, secondo quanto riporta l’Ansa.
”Voglio chiedere perdono per quel mio contegno estemporaneo ed assurdo – dice Forlani in una dichiarazione all’ANSA – alle persone che ho citato nei miei messaggi; non è per le conseguenze che potrà portare questo mio atteggiamento che chiedo scusa, ma per la reale presa di coscienza dell’errore commesso qualche giorno fa, unito all’esigenza di riprendere quel contegno silenzioso e rispettoso che ho mantenuto sempre, dal settembre 2005 sino a questi giorni”.
”Dopo il rigetto della Cassazione della scorsa settimana – spiega Forlani – e le varie esternazioni mediatiche nei nostri confronti, mi sono trovato in uno stato di sconforto e di smarrimento assoluti che mi ha portato, l’indomani, ad esternare via web commenti e frasi sciagurate, di cui mi vergogno, all’indirizzo di persone direttamente colpite dalla vicenda. Quelle mie espressioni sono state il frutto di una pressione che è gravata su di me per sette anni, durante i quali invano ho cercato di esprimere le mie ragioni; così dopo l’ennesima e decisiva sconfitta mi sono lasciato andare ad un comportamento irragionevole, in preda alla rabbia verso chi non mi ha mai ascoltato e non ha capito quanto dolore avessi provato per la tragedia che era successa in via Ippodromo rispetto alla quale avevo sempre protestato la mia assenza di responsabilità”. Per Forlani e per i colleghi Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri, il 21 giugno la Cassazione aveva confermato la condanna definitiva a tre anni e sei mesi per la morte di Aldrovandi.
I commenti, per cui Patrizia Moretti aveva presentato querela ai carabinieri di Ferrara, erano i seguenti: “Che faccia da c… aveva sul tg, una falsa e ipocrita, spero che i soldi che ha avuto ingiustamente (2 milioni di euro, risarciti dal ministero degli interni alla famiglia Aldrovandi, ndr) possa non goderseli come vorrebbe, adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie”.
E ancora: “Vedete gente, non puoi fare 30 anni questo lavoro ed essere additato come assassino solo perché qualcuno è riuscito a distorcere la verità, io sfido chiunque a leggere gli atti e trovare un verbale dove dice che Federico è morto per le lesioni che ha subito…ma noi paghiamo per le colpe di una famiglia che pur sapendo dei problemi del proprio figlio non ha fatto niente per aiutarlo, mi fa incazzare un pochino e stiamo pagando per gli errori dei genitori, massimo rispetto per Federico ma mi dispiace, noi non lo abbiamo ucciso…”.
Aldrovandi morì intorno alle sei del mattino del 25 settembre 2005 per le botte ricevute e i colpi al torace quando era già ammanettato.