ROMA – Pensare ai poveri non è comunismo, è Vangelo. A dirlo è Papa Francesco in un’intervista pubblicata in un libro critico nei confronti delle economie occidentali: “Papa Francesco. Questa economia uccide” di Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi.
Nell’intervista, anticipata sulla Stampa di domenica 11 gennaio Papa Francesco spiega:
”L’attenzione per i poveri è nel Vangelo, ed è nella tradizione della Chiesa, non è un’invenzione del comunismo e non bisogna ideologizzarla”.
”Se ripetessi alcuni brani delle omelie dei primi Padri della Chiesa su come si debbano trattare i poveri, ci sarebbe qualcuno ad accusarmi che la mia è un’omelia marxista”, osserva il pontefice. ”’Non è del tuo avere che tu fai dono al povero; tu non fai che rendergli ciò che gli appartiene. Poiché è quel che è dato in comune per l’uso di tutti, ciò che tu ti annetti’. Sono parole di sant’Ambrogio, servite a Papa Paolo VI per dire, nella ‘Populorum progressio’, che la proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto”.
”Non possiamo più aspettare a risolvere le cause strutturali della povertà, per guarire le nostre società da una malattia che può solo portare verso nuove crisi. I mercati e la speculazione finanziaria non possono godere di un’autonomia assoluta”, afferma papa Francesco.
”La globalizzazione ha aiutato molte persone a sollevarsi dalla povertà, ma ne ha condannate tante altre a morire di fame. Questo sistema si mantiene con la cultura dello scarto. Quando al centro del sistema non c’è più l’uomo ma il denaro, gli uomini e le donne sono ridotti a semplici strumenti di un sistema sociale ed economico dominato da profondi squilibri. E così si ‘scarta’ quello che non serve a questa logica: è quell’atteggiamento che scarta i bambini e gli anziani, e che ora colpisce anche i giovani”, osserva Bergoglio. ”A volte mi chiedo: quale sarà il prossimo scarto? Dobbiamo fermarci in tempo”.