Parma, assedio al sindaco Vignali. Lui: “Non lascio, ma non mi ricandido”

PARMA – Continua a crescere la rabbia a Parma dopo l’inchiesta per un giro di mazzette e appalti pubblici in città.  Circa cinquecento persone hanno protestato davanti al Comune per chiedere al sindaco Pietro Vignali di mollare.

“Lasciare sarebbe irresponsabile”, ha detto il diretto interessato, aggiungendo però che non si ricandiderà nel 2012 alla poltrona di primo cittadino.

Gli ultimi 11 arresti e poi  le dimissioni di due assessori in Giunta (Luca Sommi e Giuseppe Pellacini, alla Cultura e alla Casa), hanno creato un clima di tensione in città e il sindaco ha detto di aver sentito “il dovere” di rivolgersi ai parmigiani per dire che considera “in dirittura d’arrivo la vicenda di amministratore” della città e si è detto “profondamente addolorato”.

“Lasciare oggi senza guida questa città avrebbe conseguenze gravissime. Se rimango ancora in carica, non è per l’attaccamento alla poltrona o per la mia carriera politica – ha spiegato -, ma soltanto per ottenere i finanziamenti e approvare i piani industriali che sono necessari per pagare le imprese, per non lasciare a metà i cantieri di opere fondamentali su cui sono stati già spesi milioni, per mettere definitivamente in sicurezza il sistema delle società partecipate. Diversamente tutto questo sarebbe a rischio”.

Poi ha aggiunto: “Lasciare ora sarebbe la soluzione più facile, almeno personalmente. Ma la peggiore per la città”.

Di tutta risposta i manifestanti hanno portato sacchi neri di plastica con il simbolo dell’euro e hanno regalato rose ai passanti: “Dovevano essere piantate nel LungoParma (il fiume che attraversa città ndr) ma visto che non ci sono ve le regaliamo noi”, hanno detto.

Lo scandalo è cominciato il 10 giugno con i primi arresti di un dipendente di Enìa e tre imprenditori, poi il 24 ce ne sono stati altri undici per corruzione ed è finito in manette anche il comandante della polizia municipale.

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