È entrato in carcere sano e 24 ore dopo è morto. Una situazione che si ripete, anche se in circostanze diverse, a solo qualche settimana di distanza dalla tragica morte di Stefano Cucchi, il geometra romano deceduto all’Ospedale Sandro Pertini sei giorni dopo l’arresto a Roma per spaccio di droga.
La vittima, questa volta, è Giuseppe Saladino, 32 anni, di Parma. Il ragazzo era stato condannato a 14 mesi di arresti domiciliari per furto (aveva cercato di svuotare alcune macchine per i parcheggi a pagamento). Ma mentre scontava la pena è uscito di casa. Un’evasione a tutti gli effetti che gli è costata l’arresto.
Saladino è stato portato nel carcere di via Burla a Parma ed è morto là, quindici ore dopo. Per ora l’ipotesi è quella di un malore. Sua madre, Rosa, racconta al Corriere della Sera la telefonata con cui è stata informata della morte del ragazzo: «Il direttore mi ha detto che Giuseppe era morto, che era stata una cosa improvvisa, inspiegabile, mi pare abbia parlato di un malore. Poi ha aggiunto che aveva voluto telefonarmi di persona perché aveva preso in simpatia il mio ragazzo e perché sapeva che siamo brave persone ».
Parole che, come spiegazione non bastano. E l’avvocato della famiglia, Letizia Tonoletti, vuole sapere che cosa è successo nelle 15 ore di prigione, visto che, quando Giuseppe è entrato a via Burla era sano. L’autopsia, sul corpo del giovane è già stata eseguita e si attendono i risultati.
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