Corrado Passera, nel ruolo di ministro dei Trasporti, prende posizione su quella che sta ormai diventando una emergenza ciclisti e chiarisce subito che il suo ministero non, ripetesi non ha mai autorizzato nessuno a andare contromano in bicicletta nel centro delle grandi città.
Il chiarimento era dovuto da tempo, perché fino a ora l’unica fonte, di parte, era stata quella dei ciclisti stessi e questo ha scatenato da parte di costoro un dilagare di comportamenti non solo illegali ma anche incivili.
Passera si dice favorevole al casco mentre si schiera anche apertamente contro la assicurazione obbligatoria per i ciclisti e contro la targa. Mentre sulla assicurazione la posizione è comprensibile data la campagna elettorale appena iniziata, quella sulla targa sembra piuttosto basata su precedenti orientamenti di uffici parlamentari, il cuore della crema della burocrazia italiana, dove si pare si sia sviluppata la teoria che sulle biciclette le targhe vanno messe di traverso, rendendole illeggibili, e non perpendicolari al senso di marcia, come sui motorini.
Questo il testo della lettera di Passera, che segue un appello di Blitzquotidiano a intervenire e i numerosi commenti dei lettori, in maggioranza a dire il vero ostili alle tesi esposte.
“Rispondo per chiarire, innanzitutto, che nessuno ha mai autorizzato – sic et simpliciter – il transito contromano delle biciclette nei centri delle grandi città.
“Il ministero delle Infrastrutture e Trasporti, rispondendo a una richiesta specifica della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), ha spiegato mesi fa che solo nel caso in cui ricorrano particolari circostanze – strade larghe almeno 4,25 metri, con limite di velocità di 30 Km/h, nelle zone a traffico limitato e in assenza di traffico pesante – è possibile istituire un doppio senso di circolazione, di cui uno riservato alle biciclette.
“Ovviamente, il Comune che deciderà di variare il traffico dovrà evidenziarlo attraverso un’apposita segnaletica stradale. In questo modo, è possibile estendere i percorsi ciclabili nei centri storici, aumentando le condizioni di sicurezza per i ciclisti. Se qualcuno invece si sente legittimato a infilarsi contromano nei sensi unici, sbaglia di grosso e va punito secondo quanto prevede il codice della strada.
“Il mancato rispetto delle regole viabilistiche – in bicicletta, come in moto o in auto – è un problema molto serio e va combattuto, come in parte si è fatto e si sta facendo, attraverso deterrenti e controlli adeguati. In questo senso, ritengo che la vostra proposta di introdurre, anche per le biciclette, l’obbligo di targa, casco e assicurazione non sia una soluzione efficace per “redimere” gli indisciplinati.
“Immagino sappiate bene che una legislazione del genere non esiste in nessun Paese europeo. Ritengo inoltre che l’obbligo di assicurazione e di targa comporterebbe un aumento eccessivo della burocrazia e dei costi per chi viaggia in bicicletta, finendo per disincentivare l’uso di un mezzo di trasporto che può giocare un ruolo importante nella riduzione del traffico e dell’inquinamento di diverse nostre città.
“Più articolata, invece, è la questione del casco. La Federazione Europea dei Ciclisti si è sempre detta contraria alla sua introduzione obbligatoria e la normativa dei Paesi europei resta, al momento, abbastanza differenziata. In Svezia, Slovenia e Repubblica Ceca, ad esempio, il casco deve essere indossato dai bambini fino ai 15 anni di età, mentre in Spagna l’uso è dovuto solo quando si circola fuori dai centri urbani. A Malta è obbligatorio per tutti.
“In Italia è obbligatorio, in alcuni casi, solo l’uso del giubbino rifrangente (in galleria e, se è buio, sulle strade extraurbane). La riforma del codice della strada (legge 120/10) aveva previsto, in sede di discussione parlamentare, anche l’uso obbligatorio del casco, poi eliminato dal testo definitivo.
“Su questo tema, in particolar modo per quanto riguarda i minori, a Bruxelles è tuttora in corso una discussione molto intensa, e mi auguro si arrivi presto a una soluzione condivisa e definitiva. Per come la penso io, sono più che disponibile a valutare e a farmi portatore di proposte e soluzioni che aumentino ulteriormente gli standard di sicurezza dei ciclisti, soprattutto dei bambini.
“Più in generale, è chiaro che incentivare l’uso della bicicletta, soprattutto nelle grandi città e nei centri storici, è una scelta giusta e responsabile, e diverse amministrazioni locali hanno iniziato a muoversi in questo senso.
“L’ampliamento delle piste ciclabili, il bike sharing per residenti e turisti, la creazione di aree di parcheggio dedicate alle due ruote, sono soluzioni molto utili e sostenibili dal punto di vista economico e ambientale. Anche il nostro ministero è impegnato a favorire, nell’ambito normativo e regolamentare, la più ampia diffusione dell’uso della bicicletta, fuori e dentro le città”.
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