Pavia, aperta un’inchiesta sulla morte del detenuto tunisino Sami Mbarka

Omicidio colposo. È l’ipotesi di accusa per Jolanda Vitale, direttore del carcere di Pavia, e Pasquale Alecci, direttore sanitario dello stesso istituto penitenziario, nell’inchiesta sulla morte di Sami Mbarka. Il detenuto tunisino è deceduto il 5 settembre scorso al Policlinico San Matteo di Pavia, dove era stato ricoverato tre giorni prima in condizioni disperate.

Da quasi due mesi l’uomo aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare contro una nuova condanna a dieci anni per violenza sessuale, che si aggiungeva a quella a 14 anni e otto mesi per traffico di droga. Dichiarandosi innocente di fronte a questa nuova accusa, Mbarka rifiutava tutti i cibi solidi bevendo solo acqua e zucchero. Così in poche settimane avrebbe perso 21 chili.

Secondo l’esposto presentato dal legale della sua famiglia, l’avvocato Aldo Egidi, sarebbe stato possibile salvargli la vita con un trattamento sanitario obbligatorio. Ma, sempre a giudizio del legale, il ricovero al San Matteo sarebbe avvenuto troppo tardi.

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