ROMA – Pedoni, oggi ne moriranno altri due e un’altra dozzina di loro finirà ferita in ospedale. Non è un malaugurio, è semplicemente la razione quotidiana di pedoni morti ammazzati e/o feriti sulle strade italiane. E non è fatalità, accanimento della sorte insondabile e inspiegabile, fato avverso. Ad uccidere i pedoni in strada, anche i due di oggi in lista di morte, saranno a turno o in collaborazione lo smartphone che l’investitore stava guardando al momento dell’impatto (a 50/60 chilometri l’ora sono 14 metri al secondo percorsi come se si fosse bendati). O lo smartphone che il pedone sta guardando mentre attraversa. O le strisce pedonali cancellate e di fatto invisibili (Roma è campione della specialità e non a caso città leader di pedoni ammazzati).
O l’indulgenza autolesionista del pedone ad attraversare, magari di corsetta, dove striscia pedonale non c’è ma c’è scorciatoia rispetto al fastidio di trovare attraversamento sicuro. O il semaforo che si vede poco e male perché quando piove è così. O la città che è buia, male illuminata e con la pioggia chi attraversa è ombra improvvisa. O quei due o tre bicchierini più magari un paio di birrette e uno shoottino perché no che tutti si concedono la sera quando escono e che ti fanno ubriaco proprio ubriaco no ma sobrio e lucido di sicuro proprio no. E magari anche quel tiro o due di canna. Quanti giovani a sera in queste condizioni guidano? Di certo non sono eccezioni, sono la quasi normalità.
Se è giorno invece ad uccidere pedoni ci pensa la fretta dell’autista che sta consegnando pacchi o trasportando merci. O l’arroganza padronale e prepotente di chi parcheggia sui marciapiedi e agli incroci, sì proprio sulle carreggiata agli incroci, impedendo a pedoni e ad altre auto di vedere chi arriva e chi c’è dall’altro lato. O la premura di una mamma nel controllare la chat di scuola mentre guida. O l’impegno nella discussione di affari del professionista al volante che si accalora sulla parcella…O l’abitudine, quando si vede un pedone che ingaggia l’attraversamento, di accelerare per sfilarlo ai lati e non farsi rallentare da questo ostacolo mobile a due zampe.
Due al giorno, l’altra notte a Roma sono state Camilla e Gaia a morire, investite dall’auto guidata da Pietro: poco più di 50 anni di vita in tre. Chi conosce Roma sa che attraversare di notte quella che è una mezza autostrada cittadina è pericolosa avventura, anzi azzardo: nessuna striscia pedonale ti mette davvero in sicurezza. Quella notte pioveva, aggravante di rischio. Quelle strisce si vedono poco. Quel ragazzo alla guida qualcosa aveva bevuto e qualcosa aveva assunto, cosa e quanto ancora non si sa. “Parametri e tipologia delle sostanze” vanno ancora accertati recita il comunicato ufficiale. Di certo non era “sballato”, infatti si è fermato a soccorrere e chiamare aiuto. Era Pietro solo normalmente un po’ “fatto”.
Qualcuno, pare, sia passato con semaforo rosso: forse Pietro con la sua auto, forse Camilla e Gaia mano nella mano un po’ correndo. Forse uno scavalcamento di guardrail per iniziare la traversata di quel vialone, forse. Forse Pietro che guarda un attimo lo smartphone, quell’attimo, forse.
Se combini e metti insieme e contemporaneamente smartphone free mentre si è al volante, notte, pioggia, diritto percepito come naturale e inalienabile a non avere altro limite di velocità che quello stabilito dal proprio piede e gusto, striscia pedonale vissuta dall’automobilista come intralcio e dal pedone come optional l’appuntamento con la morte in strada arriva puntuale, almeno due volte al giorno. L’altra notte a Roma si è portato via due vite vissute per soli 16 anni e ha contorto e distrutto un’altra di vita, segnandola e sfregiandola a soli 20 anni.