Vita da pensionati d’oro.
“Perché i sacrifici li fanno sempre solo i pensionati?”
si chiede Gabriella Tonello, 59 anni, da poco in pensione dopo una vita di lavoro:
“Il governo ci considera ricchi” con 1.943 euro lordi al mese che poi fanno 1.300 netti.
Gabriella Tonello è un caso emblematico di milioni di casi, raccontato sul Corriere della Sera da Rita Querzé.
“Da quanto ho capito, sono proprio a cavallo tra la categoria di quelli che potranno contare su un 90 per cento di rivalutazione e quelli che dovranno accontentarsi del 75. Alla fine si tratterà di pochi euro in meno ogni mese. Ma quando hai un cappotto stretto anche pochi centimetri di stoffa in più ti cambiano la vita”
è l’amara considerazione di Gabriella Tonello.
Gabriella Tonello vive a Marcallo, 6 mila abitanti in provincia di Milano. Era da un pezzo, scrive Rita Querzé, che aspettava questo 2013:
“Dopo aver lavorato una vita in ufficio sono andata in pensione il primo gennaio. Non vedevo l’ora”.
Invece, a parte la morte del marito morto in un incidente l’estate scorsa, l’amara sorpresa gliela ha data la Repubblica Popolare in cui è evoluta l’Italia:
“Il governo ci considera ricchi e il nostro assegno resta fisso. Inchiodato. E intanto l’inflazione cresce. Così il nostro potere d’acquisto diminuirà anno dopo anno. Non mi sembra giusto. Sia chiaro: se c’è da fare sacrifici si fanno. Io li ho fatti per una vita. Ma perché sempre i pensionati?”.
Il Governo Monti aveva bloccato del tutto l’indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo (poco meno di 1.500 euro lordi al mese). La nuova legge di Stabilità “ha addolcito la pillola”. Rita Querzé ha interrogato Emilio Didoné, della segreteria dei pensionati Cisl di Milano:
“Secondo le nostre stime, i pensionati interessati dalla manovra lasceranno allo Stato in media 618 euro nel triennio 2014-2016. Comunque un salasso”.
Conviene Rita Querzé:
“Su molte cose si può discutere ma su un punto la signora Tonello ha ragione: 1.300 euro al mese non sono un assegno da nababbi”.
Gabriella Tonello esibisce i suoi conti:
“Mio marito lavorava in una residenza per anziani. La reversibilità dovrebbe aggirarsi intorno ai 400-450 euro al mese. Morale: non arrivo ai duemila euro. E io sono una privilegiata perché vivo nella casa di mia madre. Certo, mamma ha dovuto pagare l’Imu visto che per lei si tratta di una seconda abitazione. I 250 euro della tassa li ho tirati fuori di tasca mia: mi pareva il minimo. Poi ci sono i miei figli. Ragazzi straordinari. Si sono pagati gli studi facendo i casellanti sulla Milano-Torino Il più grande, 36 anni, fa il ricercatore ad Anversa, in Belgio. Qui la migliore proposta che aveva ricevuto era un lavoro a termine da 600 euro al mese. Il secondo è un precario della scuola. Per fortuna è stato riassunto a ottobre. Il terzo si è laureato in Scienze della comunicazione. Massimi voti con lode. Per adesso gli hanno proposto solo due mesi di lavoro a cento euro l’uno. Va bene adattarsi, ma questo anche a me è sembrato davvero troppo. Gli ho detto: “Lascia perdere, c’è la mia pensione””.
Racconta ancora:
“L’altro giorno sono andata da mia madre e le ho detto: Hai visto? È tornato di moda lo scozzese. Ti ricordi quelle vecchie gonne che non si usavano più? È il momento di adattare il modello e rimetterle nell’armadio”.