Nella mente della madre quindi questo atteggiamento avrebbe potuto addirittura facilitare la ragazzina nelle relazioni sociali. Può una mamma pensare che la figlia sia costretta ad amplessi sessuali per aumentare aumentare la propria popolarità con i suoi coetanei?
Dalle indagini è emerso che la donna convinceva i ragazzi agli incontri anche regalando loro denaro, ricariche telefoniche e un cellulare. Un’azione definita dagli investigatori «quasi quotidiana».
La ragazza era disperata per questa situazione: si opponeva in lacrime agli incontri e la notte si svegliava in preda agli incubi. Gli investigatori lo hanno scoperto grazie alle intercettazioni ambientali.
Per tutelare la minore, gli investigatori non hanno reso noto nè il nome della madre, nè del paese, nella zona del Trasimeno, dove è avvenuta quella che è stata definita una storia di «degrado e grave disagio familiare».
Le indagini sono cominciate dopo che era stato segnalato un via vai sospetto nell’appartamento e grida che provenivano dall’interno dell’abitazione. È quindi emerso che questo luogo era frequentato da quattro o cinque ragazzi.
Tra loro c’è anche una tredicenne alla quale la donna per avere rapporti, in sua presenza, con un ragazzo di 17 anni, denunciato a piede libero per concorso in violenza sessuale.
La donna, disoccupata, è stata accusata del reato di violenza sessuale. Il padre invece sarebbe stato assente quando avvenivano gli incontri. Sembra che la famiglia non avesse mai dato segni di disagio. Anche a scuola, che pure frequentava poco, la ragazza non aveva mostrato malessere.