I casi di peste suina africana (Psa) riscontrati nei giorni scorsi in alcuni cinghiali tra Piemonte e Liguria hanno attivato misure precauzionali alle frontiere di Svizzera, Kuwait e in Oriente (Cina, Giappone e Taiwan) dove è stato dato un temporaneo stop, ha annunciato Confagricoltura, all’import di carni e salumi made in Italy. In ballo esportazioni, secondo stime Cia-Agricoltori Italiani, che si attestano su 1,7 miliardi di euro (+12,2% vs. 2020).
Peste suina, primi blocchi per l’export di salumi
Mentre è salito, fa sapere la Regione Piemonte, complessivamente a 114 il numero dei Comuni, 78 in Piemonte e 36 in Liguria, compresi dal Ministero della Salute nella ‘zona infetta’ da Peste Suina Africana, forte è l’allarme per gli allevatori e i trasformatori che portano sul mercato eccellenze del made in Italy come prosciutto, culatello, e salami tipici di diverse aree della Penisola. “Un problema di ordine sanitario rischia di provocare un danno irreparabile per il tessuto produttivo ed economico legato alla filiera suinicola, in particolare per la produzione di prosciutti Dop e Igp, da Parma a Norcia”, è il grido d’allarme della Cia.
La confederazione agricola ribadisce che le misure di bio-sicurezza degli allevamenti italiani hanno standard molto elevati, che verranno ulteriormente rafforzate nelle prossime settimane per tutelare le aziende zootecniche, a rischio di tracollo nella malaugurata ipotesi di focolai. Malgrado non ci sia alcun caso di contaminazione della popolazione suina, Cia chiede alle istituzioni di mantenere alto il livello di allerta e si rammarica della scellerata gestione del problema della fauna selvatica da parte dei nostri decisori politici, all’origine di questo grave allarme sanitario.
Stop alla caccia ed escursioni nei boschi
I numeri parlano chiaro: 2 milioni di ungulati in circolazione, oltre 200 milioni di danni all’agricoltura e 469 incidenti, anche mortali, in quattro anni. Su indicazione del Ministero della Sanità, la Regione Emilia-Romagna è al momento fuori dalla zona infetta ma ieri una ordinanza del presidente Stefano Bonaccini ha già imposto lo stop di alcune forme di caccia al cinghiale nelle province di Parma e Piacenza, considerate quelle più a rischio in Emilia-Romagna per la vicinanza con Piemonte e Liguria, dove si sono verificati i primi casi di Psa. Insieme alle necessarie tempestive misure di prevenzione e sorveglianza, secondo Coldiretti “occorre vigilare contro le speculazioni di mercato a tutela degli allevatori e del sistema economico ed occupazionale”. Inoltre un commissario in grado di coordinare l’attività dei prefetti e delle forze dell’ordine è chiesto a più voci, dagli operatori a diversi parlamentari.
Il ministero della Salute, per la zona infetta dalla peste suina africana, ha vietato la caccia e “qualsiasi attività agro-forestale e quindi l’accesso del pubblico”. Impossibile, per esempio, recarsi nei boschi a raccogliere la legna o per fare un’escursione, “tenuto conto – scrive il ministero – che la malattia è trasmissibile attraverso le movimentazioni di animali, persone, veicoli e materiali contaminati, tra cui rifiuti di cucina, scarpe o vestiti, attrezzi zootecnici e altro”.