Gomorra in caserma a Piacenza, la madre difende il figlio Gomorra in caserma a Piacenza, la madre difende il figlio

Piacenza, madre di un carabiniere: “Gomorra solo perché siamo napoletani”. E quei soldi “vinti al Superenalotto”…

La madre di uno dei carabinieri coinvolti nell’inchiesta della caserma di Piacenza, ha cercato di difendere il figlio dalle accuse.

Secondo la madre del carabiniere, dietro al clamore per la vicenda dei carabinieri arrestati a Piacenza, ci sarebbe anche della discriminazione territoriale: “Non credo alle cose che vengono dette in televisione – ha detto la donna a La Stampa -, mettono in mezzo la questione di Gomorra solo perché siamo napoletani”.

La donna, che vive a Gragnano Trebbiense( Piacenza), non aveva sospettato dei tanti soldi che il figlio aveva a disposizione: “Le foto con i soldi? Mi aveva detto di averli vinti al Superenalotto con i colleghi. È stato tutto ingigantito…”.

Il suo conto corrente, sostiene, è stato bloccato dai magistrati insieme ad un’altra ventina: “Il mio conto personale e quello di mio marito sono intestati a mio figlio, perché come carabiniere aveva le agevolazione con la Deutsche Bank. Stamattina sono andata a fare il bancomat e hanno bloccato tutto. Io so del conto mio, di mio marito, di quello personale di mio figlio ma gli altri venti conti non lo so proprio da dove spuntino…”.

La madre del carabiniere ha una spiegazione anche per il tenore di vita del figlio, “sproporzionato” a detta degli inquirenti. Visti i 31.500 euro di stipendio lordo che percepiva: “Non pagava l’affitto. Non c’è il mutuo, Lo stipendio da carabiniere mio figlio lo spendeva nelle auto di cui era grande appassionato”. 

La donna infine, ammette che in caso il figlio dovrà pagare: “Se venisse fuori che era tutto vero, è giusto che mio figlio paghi per quello che ha fatto. Se faceva male deve pagare”.  Tuttavia, “io non ci credo che lui abbia fatto tutto quello che dicono. Non è così che lo abbiamo educato a casa”.

Ma tiene a precisare: “Lo reputo un bravo ragazzo che si stava anche laureando in giurisprudenza all’età di 37 anni”. (fonte LA STAMPA)

 

 

 

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