Picchia la moglie per 24 anni. Non è reato: “Lei ci stava”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Novembre 2015 - 09:56 OLTRE 6 MESI FA
Picchia la moglie per 24 anni: non è reato, lei ci stava

Picchia la moglie per 24 anni: non è reato, lei ci stava

GENOVA – Ha picchiato la moglie per 24 anni, ma non è reato. “Lei ci stava”, si può riassumere così la decisione dei giudici del tribunale di Genova che ha seguito il caso. La “colpa” della donna è quella di aver tollerato la condotta del marito, nonostante le percosse e le corse al pronto soccorso. Dopo 24 anni di maltrattamenti la donna, quasi 50 anni, ha trovato il coraggio di separarsi dal marito ma non ha diritto a nulla, né a indennizzi né ad un assegno di mantenimento.

Andrea Rossi su La Stampa scrive che i giudici hanno deciso che la condotta del marito non è un motivo sufficiente perché gli vengano addebitate le colpe della separazione:

“Non credeva che sarebbe finita così: pari e patta. Per i tre giudici della quarta sezione civile del Tribunale di Genova – un uomo e due donne – che hanno esaminato la sua istanza, il suo ex marito non merita di vedersi addebitate le colpe della separazione. Tornava a casa ubriaco e la picchiava. Lo faceva davanti ai figli, fino a mandarla al pronto soccorso. Ha conservato tutti i referti, anche di quando si era presentata in ospedale con una ustione alla gamba, sempre procurata da lui.

Mostravano una vita di sopraffazioni: si erano sposati nel 1991, a Genova, l’anno successivo era nato il primo figlio, otto anni dopo la seconda. Ma le botte erano cominciate subito e non sono mai terminate, finché suo marito è finito in carcere e lei ha deciso di andar via di casa, trovando rifugio in una comunità protetta. Lì l’hanno convinta a spazzare via la sua vecchia vita. Un taglio netto, la separazione. Così, forse, potrebbe anche ritrovare quella figlia che sei anni fa è stata portata via di casa ed così traumatizzata da non voler più vedere il padre.

I giudici le hanno creduto: è vero che «è stata costretta a lasciare la casa coniugale per le continue percosse e minacce subite dal marito»; è vero che «da anni spesso il marito arrivava a casa ubriaco, insultava e percuoteva la moglie»; ed è vero che «dopo anni di accessi al pronto soccorso la convivenza non poteva protrarsi oltre». Tutto documentato, ma Sandra ha sopportato troppo, e quindi ora non ha diritto a niente. Non esiste un rapporto di causa evidente tra le ripetute violenze subite nel corso degli anni e la rottura del matrimonio, «avendo peraltro essa stessa ammesso che tali condotte sono iniziate nell’anno 1991, subito dopo la celebrazione del matrimonio», scrivono i giudici. E aggiungono: «La signora ha dunque di fatto tollerato tali condotte».  Dunque, la separazione non può essere considerata colpa del marito violento, nonostante le percosse, l’alcolismo, gli effetti sulla vita dei figli: se il vero motivo fossero le botte, il matrimonio avrebbe dovuto spezzarsi ben prima, pare di capire. Sandra non ha mai denunciato: forse è questa la sua colpa”.