Pietro Bottino, capo ultrà Genoa, morto in moto: fuggito da struttura protetta, scontava 14 anni

Pietro Bottino, ultras Genoa morto in incidente in moto su A26 su Gravellona Toce
Pietro Bottino, ultras Genoa morto in incidente in moto su A26 su Gravellona Toce (foto d’archivio Ansa)

GRAVELLONA TOCE – Pietro Bottino, 46 anni, lo “Squalo”, per anni leader dello storico della gradinata Nord e del tifo genoano, è morto alla guida della sua moto. L’incidente è avvenuto sull’autostrada A26, nell’ultima curva a gomito prima del casello di Genova-Voltri.

Bottino era fuggito dalla struttura protetta in cui era detenuto, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza di Villa Caterina in via Fedelini a Genova Pra’. Doveva scontare una condanna a 14 anni di reclusione per una sparatoria in un Genoa Club più tre in una casa di cura. A causa del riconoscimento della parziale seminfermità era stato trasferito da Montelupo Fiorentino in una struttura protetta.

Era fuggito domenica mattina. Appena scoperta l’evasione, il personale addetto aveva pensato che volesse recarsi a Torino per assistere alla partita Juventus-Genoa. Invece Bottino si è recato a Piampaludo, a Sassello, sulle alture dietro Savona, dove risiedono padre e madre e anche parenti e amici. Fu in quella stessa casa dei genitori che Bottino si barricò la notte del 12 aprile del 2006 dopo aver sparato a due ultrà del Genoa dentro i locali dell’Ottavio Barbieri di piazza Alimonda. Si arrese ai carabinieri che circondavano la casa solo dopo due ore.

Per alcune ore, domenica sera, sull’A26 Genova Voltri Gravellona Toce è stato chiuso il nodo tra l’A26 e l’A10 in direzione Genova a causa dell’incidente tra un’auto e la moto all’interno della galleria Madonna delle Grazie. Nell’incidente il motociclista ha perso la vita.

La Stampa spiega chi era la vittima:

Bottino era stato condannato nel 2008 a 14 anni di reclusione per aver ferito a colpi di pistola due tifosi il 12 aprile 2006 davanti allo storico club rossoblù «Ottavio Barbieri». «Lo Squalo» nel 2005 era stato scarcerato per scontare l’ultimo mese e mezzo in una comunità a Trasta. Dopo venti giorni però era tornato in cella per la violazione degli obblighi. Bottino aveva abitato fino al ’99 a Sassello prima di emigrare nel capoluogo genovese.

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