Pietro Citrigno, sequesto da 100 mln euro a editore de L’Ora della Calabria

Pietro Citrigno
Pietro Citrigno

CATANZARO, 28 GEN – “Un consolidato e allargato sistema di usura posto in essere già dagli anni Settanta” quello, secondo gli investigatori, di Pietro Citrigno, noto e importante imprenditore cosentino e, soprattutto, editore del quotidiano “L’Ora della Calabria”. A Citrigno dopo l’operazione di oggi, sono stati sequestrati beni per 100 milioni di euro. Tutto è partito dall’inchiesta “Twister”, per la quale Citrigno, come spiega il capo della Dia catanzarese, Antonio Turi, è stato condannato in via definitiva a quattro anni e otto mesi di reclusione per il reato di usura aggravata.

Citrigno è ritenuto “un soggetto equidistante da entrambi i clan di spicco operanti nel territorio cosentino, che aveva bisogno di protezione a livello delinquenziale, al fine di tutelare le proprie attività imprenditoriali”.

“Ombre inquietanti su origine del patrimonio” dice Turi.  Lungo l’elenco dei beni sequestrati: “Edera srl” con sede a Cosenza e dedita alla costruzione e commercializzazione di immobili; il capitale sociale e intero compendio aziendale della “Meridiana srl”, con sede a Cosenza e dedita alla realizzazione e gestione di strutture ricettive alberghiere, ospedali e case di cura; il capitale sociale e intero compendio aziendale della “Riace srl” con sede in Cosenza e dedita alla costruzione di strutture ricettive, sanitarie e socio-assistenziali; il 23,33% del capitale sociale della “Monachelle srl” con sede a Rossano (CS) e dedita a realizzazione e gestione di case di cura, di laboratori, di centri diagnostici, di stabilimenti termali Rsa; il 25% del capitale sociale della “San Francesco srl” con sede a Cosenza e dedita gestione di strutture pubbliche e private per ogni forma di assistenza riabilitativa per anziani e di tipo socio-assistenziale.

Sotto sequestro sono finiti anche 37 fabbricati, tra i quali le cliniche “Villa Gioiosa” di Montalto Uffugo (CS) e “Villa Adelchi” di Longobardi (CS), entrambe strutture sanitarie accreditate dal Servizio sanitario calabrese, con circa 50 posti letto ciascuna, oltre a 5 terreni.

Il quotidiano  “L’Ora della Calabria”, il giornale diretto da Piero Sansonetti dal luglio 2010, spiegano gli inquirenti, non è stato colpito da nessun provvedimento. Solo un anno fa Citrigno fu accusato di violenza privata dopo il suicidio di uno dei giornalisti, Alessandro Bozzo, 40 anni. Bozzo fu trovato senza vita il 15 marzo del 2013, dopo essersi sparato un colpo di pistola.

I pm accusarono Citrigno di violenza privata per aver costretto “mediante minaccia – si legge nel capo di imputazione – Alessandro Bozzo a sottoscrivere dapprima gli atti indirizzati alla società “Paese Sera Editoriale Srl” editrice della testata giornalistica “Calabria Ora”, nei quali dichiarava contrariamente al vero, di voler risolvere consensualmente il contratto di lavoro a tempo indeterminato, senza avere nulla a pretendere e rinunciando a qualsiasi azione o vertenza giudiziaria, e, successivamente, a sottoscrivere il contratto di assunzione a tempo determinato con la società “Gruppo Editoriale C&C srl”.

“Beh, firmiamo questa estorsione” avrebbe detto Bozzo, come racconta un collega, Marco Cribari, prima di sottoscrivere il contratto.

Alessandro Bozzo “era un giornalista scomodo per la proprietà – ha spiegato ai magistrati un’altra collega, Antonella Garofalo – Scriveva di cronaca politica senza remora alcuna e quindi il più delle volte andava in contrasto con la proprietà, soprattutto quando toccava personaggi politici cari a questi ultimi”.

Nel 2010 gran parte della redazione de L’Ora di Calabria, all’epoca Calabria Ora era stata allontanata dopo una serie di articoli su Giuseppe Scopelliti e alcuni presunti incontro con dei boss delle cosche. “Raccontano di ‘ndrangheta e politica, l’editore li caccia. CalabriaOra epura 8 giornalisti” titolava il Fatto Quotidiano.

“Sapevamo – scriveva Paolo Pollichieni, il direttore nel suo ultimo editoriale prima di lasciare la redazione – che il potere avrebbe esercitato tutte le pressioni possibili per chiedere la testa del direttore di questo giornale, per normalizzare, per avere un giornale meno impiccione che anche quando parla di mafia non lo fa riempiendo le pagine della mafia folk, quella di Osso, Matrosso e Carcagnosso”.

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