Alina lo ha scoperto grazie ad alcune amiche originarie dell’Est Europa. Il procedimento, noto come “aborto express”, è facilitato dalla scarsa attenzione dei dipendenti della farmacia vaticana: molto spesso nemmeno guardano la prescrizione del medicinale, per cui ci si può presentare con una ricetta falsa. L’importante è far vedere il passaporto.
Alina è madre di due figli e lavora in nero, facendo le pulizie in case e uffici: quando è rimasta incinta ha avuto paura di perdere il lavoro e di non riuscire poi a riprenderselo.
L’utilizzo delle pillole anti-ulcera in chiave abortista è molto in voga tra le sudamericane, ma anche le cinesi ne fanno largo uso.