ROMA – Pino Daniele è morto per insufficienza cardiaca, dice l’autopsia, che però non può dire se il cantante sia morto per la corsa a Roma, e se magari, andando a Grosseto anziché al Sant’Eugenio della capitale, sarebbe ancora vivo. Questi i primi risultati dell’autopsia che è stata fatta all’obitorio comunale di Napoli. I consulenti nominati dalla Procura di Roma, che ha aperto un’inchiesta con l’ipotesi di omicidio colposo, hanno evidenziato anche una cardiopatia cronica: il musicista era malato da anni.
Già il suo cardiologo prima ancora che venisse eseguita l‘autopsia aveva detto di essere certo che Daniele era morto per insufficienza cardiaca, di cui soffriva da anni. “Stava sufficientemente bene quando mi ha chiamato, poi tutto è precipitato. Non mi aspetto molto dall’autopsia”, aveva detto alla trasmissione Mix24 su Radio 24 il cardiologo che aveva in cura Daniele, Achille Gaspardone.
“Domenica, quando mi ha chiamato mi ha detto che aveva una sensazione di malessere. Era molto sensibile e attento, aveva un senso di malessere, questo sì. Non mi ha trasmesso ansia di una situazione più grave del solito. Non particolarmente, era già successo parecchie altre volte in vent’anni. Ho parlato sia con lui che con la compagna e gli ho consigliato di chiamare l’ambulanza per essere portato al primo centro medico, che non è detto che sia il migliore centro medico, però questa è la prassi”.
Quindi, prosegue lo specialista, “credo che abbia chiamato e poi disdetto perché lui stava sufficientemente bene, era piuttosto stabile e preferiva andare in un ambiente dove era ben conosciuto e seguito da tanti anni, poi tutto è precipitato come può succedere nei casi di una forma di ischemia miocardica. Personalmente non credo che l’autopsia potrà dire qualcosa di più su questa tragedia, però aspettiamo i dati”.