ROMA – “Qualcosa è andato storto, Pino stava molto male e la scelta di portarlo in auto in un ospedale lontano oltre 150 chilometri non me la spiego” continua a ripetere Fabiola Sciabbarrasi, la seconda moglie di Pino Daniele. Sotto accusa c’è Amanda Bonini, ultima compagna del cantante. “Pino era svenuto non avrebbe potuto decidere lui di andare a Roma” accusa Fabiola. “Era lucido, ha detto lui di metterci in auto” replica Amanda. Prima della chiamata al 118 e dell’ancora poco chiaro viaggio verso Roma Pino Daniele e la compagna hanno chiamato il chirurgo di fiducia, Achille Gaspardone. “Pino stava sufficientemente bene — racconta il cardiologo —. Mi ha detto che aveva un senso di malessere, ma non mi ha trasmesso l’ansia di una situazione grave”.
“Ho parlato sia con lui che con la compagna — continua Gaspardone — e gli ho consigliato di chiamare l’ambulanza”. “Credo – dice Gaspardone – abbia chiamato e poi disdetto perché stava sufficientemente bene, era piuttosto stabile e preferiva andare in un ambiente dove era conosciuto. Poi tutto è precipitato come può succedere nei casi di ischemia miocardica”. Dopo la chiamata al chirurgo e quella al 118 Pino Daniele e la compagna decidono di partire per Roma. Ma si poteva fare di più? Pino Daniele si sarebbe potuto salvare con l’intervento dell’ambulanza sul posto? “Sarebbe prematuro e senza alcuna oggettività dirlo adesso” dice Vittorio Fineschi, uno dei medici incaricati per l’autopsia che si è svolta giovedì. Autopsia durata tre ore e che altro non poteva dire se non che Pino Daniele è morto per insufficienza cardiaca.