Pelosi: “Quella sera io e Pasolini non ci siamo incontrati per caso”

Pier Paolo Pasolini (Lapresse)

ROMA – Era la notte tra il primo e il 2 novembre del 1975, lo scrittore Pier Paolo Pasolini incontrò il “ragazzo di vita” Giuseppe Pelosi: “Non fu un caso”, racconta Pelosi al quotidiano Repubblica.

Pasolini venne ucciso, sfigurato e poi una macchina lo schiacciò, Pelosi aveva solo 17 anni e venne arrestato per omicidio, poi confessò. Nel 2005 Giuseppe, detto Pino, racconta un’altra verità, dice di non aver mai ucciso Pasolini.

Adesso che il Ris sta cercando di confrontare il dna di un uomo isolato dagli oggetti dell’epoca, Pelosi si sfoga e parla del rapporto con lo scrittore che prima di essere ucciso stava scrivendo il libro “Petrolio”.

“Pasolini mi voleva bene. Non ci siano incontrati per caso quella sera come hanno detto tutti. Ci vedevamo da quattro mesi e lui con me si confidava. Ma io ‘sta cosa non l’ho mai detta. A chi importava quello che c’era tra me e lui? Io ero l’assassino, un minorenne sbandato che contava meno di niente. E lui era lui, che diceva cose che non capivo nemmeno. Ma il bene sì, quello lo sentivo, quello si vedeva proprio”, dice.

“Ci siano conosciuti perché lui cercava ragazzi di strada per un film. Alla stazione Termini è passata la voce,

io sapevo che un regista cercava gente per una parte ma all’inizio non sapevo nemmeno chi era. Una sera è venuto, era estate ma era già scuro, e portava gli occhiali neri. Eravamo in 4 o 5, gli sono piaciuto io”.

Poi ancora: “Gli ho detto “togliti gli occhiali che è scuro”. Ma lui non voleva. Allora glieli ho tolti io con la forza. Mi ha chiesto perché, gli ho risposto che quando sto con uno lo devo guardare negli occhi. Allora lui si è fermato da una parte, era in difficoltà perché non vedeva niente. Da quel giorno quando stavamo da soli si toglieva gli occhiali per farmi piacere. Non avevo capito che sacrificio fosse stare senza, le lenti scure mi parevano una posa”.

Della sera dell’omicidio racconta soltanto: “Dopo che siamo stati insieme, io stavo uscendo dalla macchina e lui mi ha fermato con la mano: “Chiudi la portiera e il finestrino per favore”. Io mi sono arrabbiato: “Perché non lo chiudi tu?”. Lui ha sorriso, sembrava felice. Allora l’ho accontentato, mi sono affacciato nell’abitacolo per chiudere il finestrino e lui mi ha fatto una carezza. Poi ha detto: “certe cose si fanno anche per fare piacere all’altro, e poi ho freddo”. Ho chiuso finestrino e portiera, mi sono girato, sono andato verso una rete per fare la pipì. Un minuto dopo non si è capito più niente. Qualcuno ha cominciato a picchiarmi. Mi sono girato, lo stavano massacrando”.

Gestione cookie