Pio Albergo Trivulzio, le testimonianze degli infermieri: "Noi minacciati se usavamo mascherine" Pio Albergo Trivulzio, le testimonianze degli infermieri: "Noi minacciati se usavamo mascherine"

Pio Albergo Trivulzio, le testimonianze degli infermieri: “Noi minacciati se usavamo mascherine”

MILANO – “Ci minacciavano se usavamo le mascherine, non dovevamo spaventare i pazienti”. A raccontarlo ai pm, riferisce l’Ansa, sono alcuni infermieri del Pio Albergo Trivulzio, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano su presunte irregolarità nella gestione dell’emergenza coronavirus nelle case di riposo, dove si è consumata una strage di anziani.

Stando alle testimonianze raccolte e ad una lettera di diffida che era stata inviata dai sindacati Cisl-Cgil ai vertici della struttura, prosegue l’Ansa, gli operatori avrebbero ricevuto le mascherine per proteggere loro stessi e gli anziani ospiti oltre un mese dopo lo scoppio dell’epidemia in Lombardia, il 23 marzo scorso.

Gli stessi sindacati avevano parlato di presunte “velate minacce” agli operatori. Il Trivulzio in un documento scrive invece che già “dal 22 febbraio” aveva iniziato a isolare i pazienti con sintomi, anche se non poteva fare tamponi perché riservati solo “agli ospedali”, e che ha sempre fornito le mascherine pur nelle difficoltà di “approvvigionamento”.

Nel frattempo, si indaga anche sul ricovero di pazienti con polmoniti già da gennaio nel reparto di degenza geriatrica Pringe del Pat, altro fattore che potrebbe aver alimentato i contagi, oltre che sui presunti trasferimenti (che la magistratura sta cercando di accertare) di pazienti Covid nelle altre Rsa sulla base delle delibera regionale dell’8 marzo.

Scrive l’Ansa che il Trivulzio avrebbe fatto da centrale di smistamento di quei malati, un “servizio”, si leggerebbe in un documento del 14 marzo citato dall’agenzia di stampa, che avrebbe svolto per conto della “Unità di crisi di Regione Lombardia”.

Un’operatrice sociosanitaria che da 31 anni lavora al Trivulzio ha raccontato all’Ansa: “Stanno continuando a trasferire i pazienti da un reparto all’altro, senza aver fatto nemmeno i tamponi, lo fanno la sera di nascosto, gli anziani continuano a morire, la situazione non è migliorata”.

La prima mascherina nel mio reparto si è vista il 22 marzo“, ha aggiunto, spiegando che lei “il 12 marzo chiese di averne una, ma a me come ad altre colleghe che le avevano portate da casa venne intimato dalla caposala di non usarle”. (Fonte: Ansa).

 

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