MILANO – Sedici milioni di dollari, circa 11 milioni di euro, la somma chiesta dai pirati somali alla Fratelli D’Amato, la società di Torre Del Greco armatrice della “Savina Caylyn”, per liberare la petroliera battente bandiera italiana, catturata dai pirati somali l’8 febbraio scorso, e il suo equipaggio, 17 indiani e cinque italiani.
L’ha spiegato al telefono l’interprete dei bucanieri, che parla italiano e inglese, il quale martedì ha aggiunto: “Oggi scade l’ultimatum. Tutto l’equipaggio sarà portato a terra dove già sono stati trasferiti tre dei suoi membri”.
Il personale di bordo della petroliera è stremato. Il comandante, Giuseppe Lubrano Lavandera, 47 anni, campano, al telefono legge un appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al premier, Silvio Berlusconi, al ministro degli Esteri, Franco Frattini, e al popolo italiano tutto. Manca il cibo, i rapitori alcune volte si spazientiscono (o si spaventano se arriva un elicottero) e diventano violenti, il caldo è torrido.
“Portateci al più presto fuori da quest’inferno”, chiede praticamente al mondo. Tre dei membri italiani dall’equipaggio (oltre al comandante, ne fanno parte i campani Crescenzo Guardascione, 41 anni, terzo ufficiale e Gianmaria Cesaro, 25 anni, allievo appassionato del mare, Antonio Verrecchia, 62 anni di Gaeta, direttore di macchina, e Eugenio Bon, 30 anni di Trieste, primo ufficiale) sono stati portati a terra e nascosti in qualche villaggio chissà dove.