Pistoia, ex compagno violento la minaccia. Ordinanza beffa: distanza di soli 3 metri Pistoia, ex compagno violento la minaccia. Ordinanza beffa: distanza di soli 3 metri

Pistoia, ex compagno violento la minaccia. Ordinanza beffa: distanza di soli 3 metri

Pistoia, ex compagno violento la minaccia. Ordinanza beffa: distanza di soli 3 metri
Pistoia, ex compagno violento la minaccia. Ordinanza beffa: distanza di soli 3 metri

PISTOIA – L’ex compagno violento la minaccia di morte e il giudice ha emesso un divieto di avvicinamento. Un’ordinanza restrittiva che ha il sapore di una beffa: appena 3 metri la distanza da tenere della sua vittima. E intanto l’uomo continua a vivere nello stesso immobile e le minacce continuano.

A minacciare la ex compagna è Rocco Donato Benedetto, arrestato dopo averle puntato un coltello alla pancia e averle detto di volerla ammazzare. La donna è terrorizzata, ma i due continuano a vivere nello stesso stabile, anche se con entrate diverse, scrive Ilaria Bonuccelli sul quotidiano Il Tirreno:

“La legge in Italia è questa. Segue i codici, non la sicurezza delle donne. La legge civile non segue le regole (né le esigenze) della legge penale. Così una donna di 78 anni si ritrova con lo stalker della porta accanto. Anzi di più: della stanza accanto. Malgrado le condanne, i precedenti, gli arresti, le minacce. Quasi venti anni persecuzioni, vanificati dalle clausole di un contratto fra privati.

La storia inizia nel 1996. Rocco Donato inizia la relazione. La signora – conferma il suo legale, l’avvocato Alessandro Fagni – acquista la casa familiare e con un contratto privato, riconosce il diritto di abitazione al convivente in due stanze dell’immobile. Nel 2000, però, i due si separano. L’uomo avrebbe già manifestato comportamenti inclini alla violenza che negli anni portano a condanne per minacce, ingiurie, atti persecutori. Parte, quindi, anche il contenzioso per l’utilizzo dell’abitazione”.

Anche se violento e se la casa è della signora, il diritto di abitazione dell’ex convivente non decade e si prosegue a colpi di sentenze dei giudici fino a quella della Corte d’Appello:

“A Firenze il tribunale civile dà ragione a Rocco Donato: stabilisce che il diritto di abitazione è inalienabile e che si può esercitare anche dando in affitto le stanze che si possono abitare. Così le tensioni fra i due, che non sono mai cessate, si intensificano. E negli ultimi due anni diventano sempre più frequenti «anche se dal 2002 – si legge nell’atto di convalida dell’ultimo arresto – Rocco ha precedenti per reati contro la persona e la libertà morale a danno della ex convivente»”.

 

Dopo due anni di minacce seguiti da arresti, nell’ultimo episodio l’uomo ha afferrato un coltello da cucina e le ha detto “ti sbudello” dopo l’ennesima discussione:

“«A quel punto Benedetto è entrato in casa sua, ha preso un grosso coltello da cucina a sega con manico verde ed è tornato nel corridoio: impugnandolo con la mano destra lo ha rivolto verso di me all’altezza del mio stomaco e mi ha detto “Io ti sbudello e ti uccido”». A quel punto la donna chiama i carabinieri e chiede di intervenire. Anche perché la sera prima, uscendo in giardino, l’uomo l’aveva già minacciata: «Io faccio come mi pare…. tu non mi devi chiedere nulla… se non vai via ti tiro il mazzolo in testa». Mazzolo che aveva in mano. Scatta quindi l’arresto, con l’attuale compagno della donna che testimonia: «Viviamo in un clima d

i terrore. Il tribunale ha deciso che l’uomo vivesse nella sua porzione di casa, concedendogli solo il diritto di passaggio per entrare: questo sfortunatamente ci impone un continuo e necessario incrociarci perché le nostre porte di casa sono vicine meno di un metro»”.

L’uomo finisce agli arresti domiciliari e così scatta la decisione del gip di emettere una ordinanza restrittiva per evitare la reiterazione “dei comportamenti persecutori”:

“Per il gip, quindi, la misura più adeguata è il «divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, dando un’interpretazione elastica e cucita sul caso specifico, visto che la vicinanza tra indagato e vittima resta un dato di fatto ineliminabile». Quindi il divieto di avvicinamento è di almeno 100 metri dalla donna «quando si trova fuori dall’abitazione»; di 3 metri quando è in casa. In compenso, il gip impone all’uomo pure il divieto di comunicare con la donna e il suo compagno attraverso qualsiasi mezzo: «non solo telefonate ma anche getto di cose, minacce e insulti»”.

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