Policlinico di Bari, sequestrati due padiglioni (Chini e Asclepios). L'accusa: 4 morti per legionella Policlinico di Bari, sequestrati due padiglioni (Chini e Asclepios). L'accusa: 4 morti per legionella

Policlinico di Bari, sequestrati due padiglioni. L’accusa: 4 morti per legionella

Sequestrata una parte del Policlinico di Bari, l’accusa è pesantissima: la legionella nelle tubature avrebbe causato 4 morti.

I carabinieri del Nas hanno sequestrato due interi padiglioni del Policlinico di Bari – Chini e Asclepios – perché “infetti da batteri di legionella“. Il decreto di sequestro preventivo rientra nell’ambito di una indagine sui decessi di quattro pazienti. Quattro pazienti morti tra il 2018 e il 2020 dopo aver contratto il batterio.

Policlinico di Bari: due padiglioni sequestrati per legionella

Il sequestro prevede la facoltà d’uso: dunque i due padiglioni resteranno aperti. Nell’inchiesta sono indagati cinque dirigenti del Policlinico, per i reati di omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro delitto.

L’inchiesta dopo il primo decesso nel 2018

Il Nas dei carabinieri ha condotto le indagini. Tutto è iniziato partita in seguito a un decesso avvenuto nel giugno 2018 di un paziente che aveva contratto la legionella mentre era ricoverato.

Secondo l’accusa, qualcuno nel Policlinico di Bari non avrebbe attuato le necessarie misure di prevenzione e bonifica. Cioè quelle azioni finalizzate all’eliminazione del batterio legionella dalle tubature di alcuni reparti.

L’accusa: i dirigenti non hanno bonificato le tubature

Secondo l’accusa, riportata dall’Ansa, i dirigenti del Policlinico di Bari, dopo il primo decesso del 10 giugno 2018, non avrebbero adottato “alcuna misura di controllo”. In particolare, “nessuna bonifica per l’eliminazione del batterio, la cui presenza era stata accertata”, già all’epoca, “nell’acqua prelevata dai rubinetti del reparto di Medicina interna Frugoni”. Che si trova nel padiglione Chini, cioè dove il paziente era stato ricoverato dal 5 al 15 maggio 2018.

Dopo quella vicenda, continua l’accusa, gli indagati avrebbero “omesso di redigere e attuare, nell’ambito delle procedure per la prevenzione e controllo della legionellosi deliberate nel maggio 2019, l’analisi del rischio, il piano di sicurezza delle acque e il registro delle manutenzioni”, atti ritenuti “urgenti per ragioni di igiene e sanità pubblica”.

Questo – secondo la Procura di Bari – avrebbe causato la morte di altri tre pazienti. Uno il 6 maggio 2019, uno il 26 novembre 2019 e uno il 7 agosto 2020. Tre persone ricoverate in periodi diversi nei reparti di Reumatologia universitaria, Medicina fisica e riabilitazione, all’interno del padiglione Asclepios e, di nuovo, nel reparto Frugoni del Chini. Agli atti dell’indagine ci sono le denunce dei familiari delle quattro vittime, l’esito degli accertamenti dei carabinieri del Nas e delle indagini batteriologiche eseguite dall’Arpa Puglia nei diversi reparti.

I giudici che si stanno occupando delle indagini

L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Alessio Coccioli con la pm Grazia Errede e la supervisione del procuratore facente funzione Roberto Rossi. Il giudice ha disposto “che tutti i reparti in funzione in ambedue le strutture in sequestro possano essere utilizzati da tutti gli utenti, personale e degenti, in modo da garantire il normale svolgimento dell’attività sanitaria sinora in corso al loro interno”.

Precisando però, nel provvedimento, che la facoltà d’uso potrebbe “essere revocata nel momento in cui ci si renda conto che l’infezione di legionella in tali ambienti è così grave e diffusa da dover implicare la chiusura inevitabile”. (Fonti: Ansa e Agi)

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