Polmonite, 150 casi in provincia di Brescia: ipotesi batterio nell'acqua Polmonite, 150 casi in provincia di Brescia: ipotesi batterio nell'acqua

Polmonite, 150 casi in provincia di Brescia, accertamenti su due decessi

Polmonite, 150 casi in provincia di Brescia: ipotesi batterio nell'acqua
Polmonite, 150 casi in provincia di Brescia: ipotesi batterio nell’acqua

BRESCIA  –  I numeri sono quelli di una epidemia. Sono aumentati a 150 i casi di polmonite nella Bassa bresciana Orientale. Sei i Comuni particolarmente interessati: Carpenedolo, Montichiari, Calvisano, Visano, Acquafredda e Remedello, e 121 le persone che sono andate in ospedale. E sono stati disposti accertamenti sulle morti di un uomo di 85 anni di Carpenedolo e di una donna di 69 anni di Mezzane di Calvisano (Brescia), per valutare se i decessi siano collegati ai casi di polmonite. Solo gli accessi al Pronto soccorso degli ospedali della zona sono stati 121, ma i casi di polmonite superano i 150. Ats di Brescia sta effettuando le analisi degli acquedotti perché si ipotizza che l’epidemia sia dovuta ad un batterio presente proprio nell’acqua. 

I casi riportano alla mente l‘emergenza legionella scoppiata a luglio a Bresso, Comune dell’hinterland milanese. “Dei 121 accessi al Pronto soccorso per polmonite 109 sono residenti o domiciliati nel territorio di Ats Brescia, 12 sono residenti o domiciliati in Ats Valpadana. Sul totale degli accessi, 107 sono ricoverati”, fa sapere la Regione Lombardia attraverso l’assessore Giulio Gallera.

Anche l’Istituto Superiore di Sanità è coinvolto nel percorso di valutazione della situazione. Nel pomeriggio di sabato 8 settembre a Brescia si è tenuto un vertice tra Ats, l’agenzia di tutela della salute, e i responsabili degli acquedotti della Bassa bresciana per valutare il possibile collegamento tra i casi di polmonite e la presenza di un batterio nell’acqua.

“Il personale di vigilanza del Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria e del Laboratorio di Sanità Pubblica di ATS Brescia – ha spiegato l’assessore Gallera – è impegnato nella verifica della rete idrica dei Comuni interessati. In particolare i tecnici dell’Igiene stanno realizzando campionamenti delle acque potabili mentre il Laboratorio ha in corso analisi specifiche i cui esiti saranno disponibili nei prossimi giorni”.

Nel frattempo da Ats è stata inviata una nota ai sindaci dei Comuni bresciani interessati, con alcune norme da seguire in questa fase anche se è stato assicurato che “non esiste alcun tipo di rischio per l’utilizzo dell’acqua alimentare e non sussiste alcuna restrizione al normale svolgimento dell’attività nelle varie comunità, tra scuole e luoghi di lavoro”, sottolinea la Regione Lombardia.

Tra le richieste fatte alla popolazione ci sono quelle di sostituire i filtri dei rubinetti o di lavarli con anticalcare, di lasciar scorrere l’acqua calda e poi la fredda prima di utilizzarla, allontanandosi dal punto di emissione dopo l’apertura dei rubinetti ed aprendo le finestre. Viene anche suggerito di portare la temperatura dell’acqua calda a 70-80°C per tre giorni consecutivi assicurando il suo deflusso da tutti i punti di erogazione per almeno 30 minuti al giorno. A luglio nell’hinterland milanese è scoppiata l’emergenza legionella: 52 i casi accertati, quattro le persone morte.

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