Busco condannato a 24 anni: “Ha ucciso Simonetta Cesaroni”. Urla e lacrime, si sente male

Pubblicato il 26 Gennaio 2011 - 16:13 OLTRE 6 MESI FA

Simonetta Cesaroni

ROMA – Raniero Busco è stato condannato a 24 anni per la morte di Simonetta Cesaroni, l’impiegata della sezione romana dell’Associazione degli Ostelli della gioventù massacrata con 29 coltellate negli uffici di via Poma, a Roma, il 7 agosto 1990.

E’ stato dunque Busco per i giudici della terza Corte d’Assise di Roma ad uccidere Simonetta, ma non andrà in carcere per ora.  Subito dopo la sentenza Busco si è sentito male ed è stato trascinato via dall’aula dal fratello. La moglie era accanto a lui. Alcuni amici e familiari in lacrime hanno urlato ”no” alla parola ”condanna”.

La Corte presieduta da Evelina Canale ha disposto che Busco risarcisca le parti civili in separata sede assegnando una provvisionale immediatamente esecutiva di 100 mila euro per la sorella di Simonetta e 50 mila per la madre. Nessuna provvisionale per il Comune di Roma.

Secondo l’accusa non c’era alcun dubbio che ad ammazzarla fosse stato l’ex:  il pm Ilaria Calò tre udienze fa ne ha chiesto la condanna all’ergastolo. Per il pm sarebbe stato Busco, al culmine di una lite, a prendere in mano un tagliacarte ed infierire sul corpo della ragazza perché c’era una ferita da morso sul seno di Simonetta compatibile con l’arcata dentaria dell’allora fidanzato; una traccia di saliva sul corpetto della ragazza compatibile con il dna di Busco.

Ha perso la tesi difensiva secondo la quale c’erano molti dubbi di valutazione delle prove scientifiche nonché della collegabilità delle stesse al caso specifico.

”Questa sentenza è la conferma della fiducia che non abbiamo mai perso nella giustizia, nelle istituzioni e nell’impegno dei pm in venti anni di lavoro”. E’ quanto ha detto all’ANSA Paola Cesaroni, sorella di Simonetta, appena saputo dell’esito della sentenza tra le lacrime. ”Siamo state premiate io e mia madre anche perche’ abbiamo sempre creduto nel lavoro degli inquirenti, qualunque direzione andasse – ha proseguito Paola – questa sentenza rappresenta la fiducia nelle istituzioni, che non abbiamo mai perso”.

”Mi chiedo perché devo essere la vittima. Trovo tutto questo profondamente ingiusto”, ha detto Raniero Busco parlando con il suo difensore, Paolo Loria, pochi minuti dopo aver abbandonato l’aula bunker di Rebibbia. ”Dire che sono deluso – ha aggiunto – è poco. Davvero non me l’aspettavo una sentenza del genere”. ”Nessuno se lo aspettava”. A dirlo, rabbioso, è Paolo Busco, fratello di Raniero.”Come sta mio fratello? Ma che domande mi fate. E’ uno schifo. Questa non è giustizia. I soldi degli italiani ecco come si spendono”, conclude Paolo Busco.

“L’OMICIDA TRA I PRIMI SOSPETTATI”- LETTERA ANONIMA ”Il colpevole è tra i primi sospettati”. Questo c’è scritto in una lettera anonima recapitata alla cancelleria della Terza Corte d’Assise di Roma e indirizzata al capo dell’avvocatura comunale, Andrea Magnanelli.

“RISARCIRE IL COMUNE” “La macchia per la città non si cancella, ma avere il responsabile di questo omicidio aiuterà la città a superare l’affronto subito”. Lo dichiara Andrea Magnanelli capo dell’avvocatura comunale di Roma. La sentenza della terza Corte d’Assise ha disposto un risarcimento per il comune di Roma. Il Campidoglio aveva chiesto che fossero risarciti danni di immagine provocati alla città, e in particolare a via Poma, strada del quartiere Prati dove si trovano studi legali e di professionisti come al tempo l’ufficio di Maurizio Costanzo. Una via che dal quel giorno di agosto è ormai legata all’omicidio efferato di Simonetta Cesaroni. ”Non importa il non riconoscimento della provvisionale del comune anche se non si può essere contenti per una vicenda come questa. La soddisfazione e’ che la citta’ domani si svegliera’ con un mistero in meno”, conclude Andrea Magnanelli.