Ponte delle Alpi. Moglie di Ismar Mesinovic, jihadista: “Bambino non è morto”

Ponte delle Alpi. Moglie di Ismar Mesinovic, jihadista: "Bambino non è morto"
Ismar Mesinovic (Foto Corriere delle Alpi)

BELLUNO – La moglie di Ismar Mesinovic, il bosniaco morto ad Aleppo, in Siria, nella guerriglia contro il regime del presidente Assad, è rimasta in Italia e ora dice di avere paura.

Ismar Mesinovic, ricorda il Corriere delle Alpi di Belluno, aveva 38 anni e ha portato con sé in Siria anche il figlio di tre. La moglie non crede che il bambino sia morto:

“Credo che il mio bambino sia ancora vivo, ogni giorno trovo la forza di andare avanti solo grazie alla speranza di poterlo ritrovare”.

Mesinovic viveva tra Ponte nelle Alpi e Longarone nel bellunese e frequentava centri islamici tra Belluno, Treviso e Pordenone. Su Mesinovic, sul percorso religioso e fisico da Belluno alla Siria attraverso i Balcani di Mesinovic e sul proselitismo in Veneto a favore della jihad indagano ora i Ros e la Procura di Venezia .

Le carte sono in mano al Pm veneziano Walter Ignazitto e al Procuratore aggiunto sul proselitismo in Veneto a favore della jihad.
La moglie di Mesinovic, che è una cubana convertita all’Islam, ora dice:

“Ho paura. Se quelle persone hanno avuto un ruolo nella sparizione di mio marito e di mio figlio, potrebbero arrivare a me”.

La storia che racconta la moglie di Mesinovic, è quella di una coppia formata da persone di origini e religioni diverse. L’evoluzione è un po’ fuori dell’usuale.

Dopo aver avuto il bambino la coppia si trasferì a Cuba presso parenti di lei, prima di sistemarsi in Veneto. Poi Mesinovic decise di andare in Germania dai suoi per poi passare anche in Bosnia:

“Mio marito mi ha detto sarebbe andato da sua madre in Germania, per dipingerle la casa, poi avrebbe proseguito il viaggio fino in Bosnia per andare dai suoi familiari”.

L’uomo ed il piccolo sono partiti in novembre e da allora la rispettiva moglie e madre non ne ha avuto notizie. Secondo le indagini, Mesinovic sarebbe stato accompagnato da un amico macedone. Poi, riferisce il Corriere delle Alpi,

“ogni traccia scompare e il nome di Mesinovic ricompare in gennaio quando emergono delle immagini che lo ritraggono cadavere, assieme ad altri miliziani fondamentalisti, uccisi in Siria”.

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