Ponte Morandi, perché le convenzioni con Autostrade sono segrete Ponte Morandi, perché le convenzioni con Autostrade sono segrete

Ponte Morandi, perché le convenzioni con Autostrade sono segrete

Ponte Morandi, perché le convenzioni con Autostrade sono segrete
Ponte Morandi, perché le convenzioni con Autostrade sono segrete (Foto Ansa)

GENOVA  –  Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova da più parti si chiede che le convenzioni autostradali siano desecretate. Lo ha domandato da ultimo il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] che si è rivolto al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, chiedendo di desecretare completamente i contratti in modo da conoscere gli impegni reali per manutenzioni e investimenti”.

Ma perché le convenzioni con cui lo Stato assegna le concessioni autostradali sono segrete? Lo spiega il Sole 24 ore, che chiarisce che non c’è alcuna legge che imponga la segretezza, si tratta solo di una prassi che risale ai tempi in cui  gli accordi con i gestori li firmava l’Anas per conto dello Stato.

In questi anni alla richiesta di rendere pubbliche le convenzioni si è opposta la motivazione di voler tutelare la riservatezza del percorso seguito nella procedura che ha portato ad assegnare le concessioni. Una motivazione, sottolinea il Sole 24 Ore, probabilmente in contrasto anche con il principio stabilito dall’Unione europea secondo cui le concessioni vanno assegnate con una gara pubblica, trasparente, per tutelare la concorrenza.

Nessuna norma poteva imporre la desecretazione, anche perché le convenzioni, giuridicamente, hanno natura di contratti di diritto privato stipulati tra due parti libere di accordarsi tra loro, tenute solo a registrare l’accordo dal notaio, ma non a renderlo pubblico. Nello stesso articolo Maurizio Caprino sottolinea: “Le clausole non certo penalizzanti per i concessionari forse spiegano perché si è lasciato che non ci fosse un obbligo di pubblicazione. Ma questa è un’altra storia”.

 

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