Ponte Morandi, la nuova relazione dei periti del Gip: “Cavi corrosi e poca manutenzione”

Ponte Morandi, periti gip: "Difetti esecutivi e poca manutenzione"
Ponte Morandi dopo il crollo (foto ANSA)

GENOVA – “Difetti esecutivi” rispetto al progetto originario e degrado e corrosione di diverse parti dovuti alla “mancanza di interventi di manutenzione significativi”. Lo scrivono i tre periti del gip Angela Nutini nella risposta al secondo quesito del primo incidente probatorio per il crollo del ponte Morandi del 14 agosto 2018 dove persero la vita 43 persone.

I periti hanno esaminato le condizioni di conservazione e manutenzione dei manufatti non crollati e delle parti precipitate. I periti hanno analizzato i reperti, ma anche effettuato carotaggi e analisi sia sulle parti crollate (quelle della pila 9) che quelle rimaste in piedi. Per quanto riguarda il reperto 132 (l’ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne del lato Sud), considerata dalla procura la prova regina perché è il punto che si sarebbe staccato per primo, i periti hanno individuato nei trefoli “uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri e cloruri”. I tre esperti, nella loro relazione, hanno analizzato i reperti, ma anche effettuato carotaggi e analisi sia sulle parti crollate (quelle della pila nove) che quelle rimaste in piedi (non solo la 10, ma anche le altre).

In particolare per quanto riguarda il reperto 132 (l’ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne del lato Sud), considerata dalla procura di Genova la prova “regina” perché è il punto che si sarebbe staccato per primo, i periti hanno individuato nei trefoli “uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri, derivanti dello zolfo, e cloruri”. L’inchiesta vede indagate 71 persone, insieme alle due società Autostrade e Spea. I reati, a vario titolo, sono di omicidio colposo, omicidio stradale colposo, disastro colposo, attentato alla sicurezza del trasporti e falso. I trefoli di acciaio dentro i tiranti della pila 9 del ponte Morandi, quella crollata il 14 agosto 2018, avevano un grado elevato di corrosione. E’ quanto scrivono i tre periti del gip nella relazione del primo incidente probatorio. Il 68% dei trefoli del gruppo primario, situato all’interno del tirante, e l’85% dei trefoli situati più all’esterno, avevano una riduzione di sezione tra il 50% e il 100%. 

Autostrade: “Relazione allontana la causa del crollo dallo strallo”

Secondo Autostrade per l’Italia, invece, la relazione “allontana la causa del crollo dallo strallo”. “Per quanto riguarda la situazione dello strallo della pila 9 – scrive Autostrade – la relazione dei periti riporta soltanto la classificazione degli stati di corrosione dei fili di acciaio componenti i trefoli, classificazione determinata in modo sommario e quindi utilizzabile soltanto ai soli fini descrittivi. Tale classificazione consente comunque di escludere che sia stato lo strallo la causa primaria del cedimento”.

“Le percentuali di corrosione riportate nella tabella della perizia depositata – prosegue la nota di Autostrade – confermano in che la capacità portante degli stralli era ampiamente garantita, come hanno dimostrato anche i risultati delle analisi compiute dal laboratorio Empa di Zurigo e dall’Università di Pisa. Quindi, l’eventuale presenza di una percentuale ridottissima di trefoli corrosi fino al 100% non può in alcun modo aver avuto effetti sulla tenuta complessiva del Ponte”. (fonte ANSA)

 

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