Posti pubblici solo a italiani o comunitari? Tribunale dice no: bandi da rifare

Posti pubblici solo a italiani o comunitari? Tribunale dice no: bandi da rifare
Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso di un’insegnante albanese che si era vista esclusa da un bando per supplente

MILANO – Tutto parte dal ricorso di I., un’insegnante albanese residente ad Ancona, che si tramite il sindacato si è rivolta al Tribunale di Milano perché il bando pubblico per un posto da supplente nella scuola media dava la precedenza a “italiani e comunitari”, cioè cittadini di uno dei 28 Stati membri dell’Unione Europea. Una precedenza “discriminatoria” secondo i giudici, che hanno dato ragione all’insegnante albanese. (Qui la sentenza completa, scarica il Pdf).

Si trattava, nello specifico, di una clausola secondo la sentenza “inspiegabile” che dava la precedenza agli italiani nel bando per supplenze di conversazioni in lingua straniera, l’unico nel quale i non italiani erano ammessi. Ma la partita non si chiude con un nuovo bando per supplente.

Sorge un problema per tutti i bandi pubblici, visto che sono riservati a “italiani e comunitari” ma che ci sono categorie di stranieri che hanno diritto a partecipare, secondo delle norme europee che tutelano l’accesso degli stranieri al pubblico impiego finora mai applicate, come sottolineano i sindacati che hanno fatto ricorso per conto della signora albanese (si tratta di ASGI, APN e CUB SUR-Scuola Università Ricerca).

Quindi il primo passo sarà riaprire i termini per il bando indetto dal ministero dell’Istruzione (Decreto Ministeriale 353 del 2014 – scarica il Pdf), ammettendo gli stranieri extracomunitari. Il secondo sarà riaprire i bandi pubblici alle categorie tutelate dalle leggi dell’Unione Europea: i rifugiati, i titolari di protezione internazionale, i lavoratori extracomunitari non altamente qualificati ma in possesso della “carta blu” o con un permesso di soggiorno a lungo termine. Scrive il Corriere della Sera:

Ma le gare sono fatte in uffici sovraccarichi (e forse disattenti), spesso tagliando e incollando vecchie diciture superate dalle nuove norme. Dal Comune di Trieste alla Banca d’Italia, dall’Ospedale Niguarda all’Anas che per l’ultima nevicata cercava spalatori purché fossero «italiani», l’elenco dei bandi sbagliati (e in alcuni casi già corretti, l’Asl di Milano per esempio) messo insieme dall’Asgi è impressionante. E per intervenire su ogni punto della lista sono spesso necessari un ricorso e una sentenza, che riapra anche i termini. Un evidente dispendio di energie e di risorse. Inutili, a quanto pare, le ripetute segnalazioni al Dipartimento della funzione pubblica e all’Ufficio Nazionale contro le Discriminazioni (Unar).

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