PRATO – Prato, cinesi contro maghrebini: ne legano uno alla recinzione e lo pestano. E questo è solo l’ultimo episodio, anche se il più violento, di insofferenza della comunità cinese della città toscana nei confronti degli immigrati nordafricani.
Secondo quanto riferisce Paolo Nencioni su Il Tirreno, quel che è accaduto mercoledì 20 gennaio in via Tazzoli, tra via Filzi e via Pistoiese, arriva dopo furti, scippi e rapine da parte di uomini nordafricani. Questo, almeno, è quanto sostengono i cinesi di Prato, che stanno pensando di rivolgersi ad un servizio di vigilanza privata per rendere più sicura la loro zona.
Ma soprattutto i cinesi di Prato vorrebbero organizzare delle ronde per difendersi dalle aggressioni. Un’idea simile a quella più volte lanciata dai leghisti italiani.
Sabato 16 gennaio, quattro giorni prima che si arrivasse all’aggressione del marocchino, racconta Nencioni sul Tirreno,
“c’era stato l’affollato sit in organizzato dall’associazione Città del Cervo Bianco nella piazzetta dell’Immaginario, via Pistoiese, dove circa 200 cinesi hanno manifestato chiedendo più sicurezza per la loro comunità. Una data da ricordare, perché è stata forse la prima volta che i cinesi sono usciti allo scoperto in così tanti su questo tema. Un’emergenza confermata 48 ore più tardi, nel pomeriggio di lunedì 18, quando una donna orientale è rimasta a terra in un lago di sangue dopo uno scippo in via IV Novembre. Ed è stato quel giorno che si è cominciato a parlare di ronde cinesi, un’eventualità non esclusa dall’attore Yang Shi , che ha anche lanciato una campagna di solidarietà con Ai Ping, la donna scippata”.
Nei giorni seguenti si è parlato sulla costituzione di un centro per aiutare le vittime delle aggressioni. Scrive Nencioni:
“La guerra non dichiarata, ma in atto, è tra i cinesi e i banditi di strada nordafricani. C’è stato un tempo in cui alla “caccia al cinese” partecipavano volentieri giovani e giovanissimi italiani, tra San Paolo e Porta Pistoiese, attirati dai soldi facili, ma ora le aggressioni agli orientali sono quasi esclusivo appannaggio dei giovani maghrebini. Ecco perché un marocchino che si trovi a passare da via Filzi, specie di sera, non è visto di buon occhio”.
C’è anche chi ha chiesto al Comune di installare telecamere nei luoghi “sensibili”. Ma soprattutto si invoca, e l’unica novità è che questa volta l’invocazione in Italia arriva da dei cinesi, un cambiamento delle leggi, che permettano a chi viene giudicato responsabile di un crimine di restare in cella, e non di uscire il giorno dopo.