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Precaria scuola per 40 anni. Sentenza: ha diritto a tutti scatti di anzianità

di Emiliano Condò |26 Aprile 2015 9:26

Precaria scuola per 40 anni. Sentenza: ha diritto a tutti scatti di anzianità

ROMA – Quando era insegnante precaria gli scatti di anzianità non le erano stati riconosciuti. Ora che è in pensione le arrivano tutti insieme grazie a una decisione del Tribunale del Lavoro di Roma.  A rendere nota la vicenda è l’Anief il cui legale ha patrocinato la causa. Nonostante avesse lavorato dal 1968 al 2011 in modo praticamente ininterrotto come insegnante della scuola pubblica, la docente – racconta il sindacato in una nota – non era mai entrata in ruolo e aveva raggiunto l’età pensionabile percependo da sempre lo stipendio “da precaria”.

La sua retribuzione, in pratica, stipulando per decenni in successione solo contratti di lavoro a tempo determinato, continuava a essere commisurata a quella di un docente al suo primo anno di insegnamento e questo non per un errore, ma perché il Ministero dell’Istruzione e la contrattazione collettiva nazionale hanno da sempre posto un “veto” sulla progressione stipendiale dei cosiddetti “supplenti” e hanno imposto loro l’impossibilità di un avanzamento di carriera attraverso il riconoscimento degli scatti di anzianità. ”

È come se – commenta l’avvocato Salvatore Russo patrocinatore della causa – il docente a tempo determinato non imparasse dall’esperienza di ogni giorno, come se non vi fosse una “maturazione” della propria professionalità solo perché è un docente precario”. La sentenza, invece, riconosce che “il fondamento degli scatti di anzianità va principalmente ravvisato nel miglior apporto lavorativo che deriva dall’esperienza del lavoratore: e tale circostanza ricorre anche nel caso del lavoratore a tempo determinato assunto in forza di reiterati contratti”.

“È una sentenza esemplare – commenta il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – che farà storia e rende giustizia al lavoro dei precari della scuola”. “Da quando esiste la Direttiva Comunitaria 1999/70/CE – conclude – questo abuso nella retribuzione dei precari non è più possibile: la Direttiva esclude in generale e in termini chiarissimi qualsiasi disparità di trattamento nei confronti dei lavoratori a tempo determinato per quanto riguarda le condizioni di impiego e la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, interpellata sul punto, ha già chiarito che questo riguarda anche la retribuzione e il suo contenuto è sufficientemente preciso da essere applicato dal giudice nazionale disapplicando normativa interna o accordi contrattuali con essa contrastanti”.

Il Giudice del Lavoro di Roma, infatti, riconoscendo il diritto della docente precaria ormai in pensione alla “medesima progressione stipendiale spettante ai docenti di ruolo” ha condannato il ministero dell’Istruzione a “corrisponderle le differenze retributive così dovute, oltre interessi legali dal dì del dovuto fino al saldo”, con condanna anche al pagamento delle spese di giudizio. .

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