Gli over 65, a Milano sono 312mila. Tra questi, 42% abita da solo ed ha più di 80 anni. Per far fronte alla solitudine che affligge questa larga fetta di popolazione, nel 2004 l’associazione Meglio Milano ha lanciato il progetto “Prendi in casa”.
Meglio Milano lancia “Prendi in Casa” per sperimentare l’abitare collettivo
Nel progetto, racconta Il Corriere della Sera, si dà l’opportunità agli studenti fiori sede di essere ospitati pagando un affitto accessibile che si aggira intorno ai 300 euro. In cambio questi studenti offrono la loro compagnia alle persone anziane e sole. Il programma si è poi ulteriormente rinforzato con l’apertura ad altre tipologie. Tra queste ci sono le coppie e le famiglie. L’associazione spiega che “dal 2015 sono state avviate 250 convivenze, 30-40 l’anno, qualcuna anche nei comuni dell’hinterland, ed è forte il nostro impegno per stimolare i milanesi a sperimentare l’abitare collettivo, soprattutto ora che i borsini immobiliari sono proibitivi per un giovane”.
L’app Uaf (You are family)
Tornando agli anziani, oltre a Meglio Milano, per favorire l’incontro tra anziani e ragazzi è nato un altro esperimento. A realizzarlo è Uaf (You are family). Si tratta di una startup che aspira a creare una comunità virtuale di “nonni” e “nipoti”. Per farlo si segue lo stesso schema delle app di dating.
Il servizio è già presente a Milano e Bergamo. Presto sbarcherà presto a Varese, Torino, Bologna, Parma ed anche a Roma. L’app è riservata agli over 65 e agli under 35 ed ha già mille iscritti. Over e under condividono una serie di attività: partite a carte, spesa, passeggiate, corsi digitali, cinema, chiacchiere in poltrona.
L’anziano interessato o la sua famiglia, può telefonare o compilare online un questionario. La tecnologia cerca un profilo più adatto e fa incontrare l’anziano con il giovane. Il primo appuntamento è gratuito, poi si pagano 10 euro l’ora. Cecilia Rossi, fondatrice della società insieme all’amico Matteo Fiammetta, spiega che l’associazione fa arricchire i nipoti dell’esperienza dei “nonni”. In questo caso infatti non ci sono caregiver o badanti: ci si incontra per giocare a carte, parlare, imparare ad usare il computer, o solo per passeggiare o parlare.
“Molti dei nostri giovani hanno alle spalle esperienze nel welfare, sono studenti o professionisti con un’età compresa tra 19 e 35 anni. Il nostro obiettivo è ridurre il più possibile il costo a carico dei nonni”.
C’è però il rischio che si trasformi in un “business della solitudine”. Per evitare che accada, Uaf spiega che il loro servizio “è spesso fornito come benefit aziendale oppure viene erogato alle famiglie come servizio aggiuntivo da ospedali, case di riposo, aziende farmaceutiche e assicurazioni”.
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