Presunto attentato a Fini, Belpietro assolto per un articolo su Libero

MILANO – Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, e’ stato assolto dal gip di Milano dall’accusa di procurato allarme in relazione ad un articolo da lui scritto lo scorso 27 dicembre in cui si parlava di un presunto attentato al presidente della Camera, Gianfranco Fini, che era stato commissionato a un manovale della criminalita’ pugliese per far ricadere la colpa su ambienti vicini a Silvio Berlusconi. Il gip di Milano Cristina Di Censo ha emesso invece un decreto penale di condanna per procurato allarme per l’imprenditore Emanuele Catino che aveva contattato Belpietro inventando di sana pianta la notizia del presunto agguato. I pm Armando Spataro e Ferdinando Pomarici, che avevano chiesto l’emissione di un decreto penale di condanna anche per il direttore di Libero, hanno impugnato il proscioglimento deciso dal gip davanti alla Cassazione.

Lo scorso 27 dicembre sulla prima pagina di Libero era apparso un articolo a firma di Belpietro nel quale il direttore spiegava di essere stato contattato da una ‘fonte’ che gli aveva raccontato l’episodio del presunto attentato. Secondo la fonte, sarebbe stato commissionato a un criminale pugliese un agguato ai danni di Fini che doveva compiersi in una futura visita del presidente della Camera ad Andria. Sempre secondo la fonte e la notizia riportata da Libero, il malvivente avrebbe preso 200 mila euro e l’agguato doveva essere attribuito ad ambienti vicini a Berlusconi. Belpietro era stato anche sentito subito dopo la pubblicazione dell’articolo dal pm Spataro, ma non aveva voluto rivelare la fonte, che pero’ poi era stata individuata nell’ imprenditore Catino. Lo stesso Catino poi ha raccontato ai magistrati di essersi inventato di sana pianta la ‘bufala’ per vedere quante cose false si possono raccontare ai giornali. Anche la Procura di Bari aveva aperto un’inchiesta sul presunto attentato, poi archiviata. I pm di Milano avevano chiesto per il direttore e per l’imprenditore una condanna a 3 mesi di arresto convertita in 15 mila euro di ammenda. Il gip ha accolto la richiesta solo per la posizione dell’imprenditore, mentre ha prosciolto Belpietro perche’ il fatto non costituisce reato. Secondo il giudice, infatti, il giornalista si sarebbe limitato a riportare quanto a lui detto dall’imprenditore. I pm hanno presentato ricorso in Cassazione lamentando un errore nell’applicazione della legge e la contraddittorieta’ e l’illogicita’ della motivazione.

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