Preti e pedofilia: chi dirige una comunità deve intervenire in caso di abusi sessuali. Lo dice la Cassazione

Pubblicato il 6 Settembre 2010 - 16:19 OLTRE 6 MESI FA

preti pedofiliQuando in una comunità religiosa vengono commessi abuti sessuali, il responsabile è tenuto a denunciarli: secondo la Cassazione, infatti, chi presiede una comunità d’accoglienza deve intervenire subito adottando ”i provvedimenti più opportuni”.

Con queste motivazioni la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione di monsignor Renzo Cavallini, ex rettore della comunità di accoglienza milanese “Casa del Giovane la Madonnina”, accusato di concorso in violenza sessuale per non aver impedito a un operatore laico della struttura di compiere abusi sessuali su due giovani ospiti del centro. Annullando l’assoluzione decisa dalla Corte d’Appello di Milano, la Cassazione ha ordinato un nuovo processo a carico del religioso.

Per i giudici della Suprema Corte, che hanno accolto il ricorso del sostituto procuratore generale di Milano Laura Barbaini, ciò che conta infatti è il ”ruolo di autorità e di responsabilità” che Cavallini aveva nella struttura: ”Già di fronte alla prima e anche più modesta segnalazione, deve scattare la responsabilità del preposto che deve intervenire, chiarire e adottare i provvedimenti più opportuni del caso per prevenire il rischio di ripetersi di episodi del genere (e ciò ancor prima che si valichi la soglia del penalmente rilevante)”.

Cavallini era stato condannato in primo grado a 4 anni di reclusione, mentre l’operatore laico Massimiliano Azzolini, accusato di abusi su due giovani, uno di 17 e l’altro di 18 anni, che erano stati ospitati nel centro nel 2003, era stato condannato a 4 anni e 8 mesi.

Per Cavallini era arrivata poi l’assoluzione in appello, poiché i giudici avevano ritenuto che il sacerdote non era consapevole degli effetti causati dalla sua inerzia, nonostante le molte segnalazioni ricevute. La Cassazione, invece, sottolinea proprio ”la totale inerzia dell’imputato Cavallini a qualsiasi livello (anche il più modesto intervento verbale censorio)”.