Gonfiavano i prezzi dei farmaci, ci hanno rubato un miliardo di euro

FIRENZE –Hanno “fregato” un miliardo di euro. Anzi “ci” hanno fregato un miliardo di euro, 1.936 miliardi delle vecchie lire. A noi, proprio a noi perché erano soldi della pubblica Sanità. E a fregarceli sono state rispettabili (?) aziende del settore farmaceutico. Un miliardo di euro, mica bruscolini. E anche se, come sembra dalle accuse, ci hanno messo una ventina d’anni, fanno sempre circa cento miliardi di lire all’anno. Sembra impossibile, sono accuse da provare, ma pare che sia proprio così. Non sono stati questa volta i mercati o i famigerati speculatori dell’economia globale. Questa volta sono state due ditte farmaceutiche. Due ditte che, in teoria, dovrebbero contribuire a curare le persone. Guadagnandoci sì, ma non imbrogliando. Due ditte che avrebbero gonfiato notevolmente i prezzi di vendita dei farmaci commercializzati, ottenendo un indebito rimborso di oltre un miliardo di euro dal Servizio sanitario nazionale. È questa l’accusa rivolta dalla Procura della Repubblica di Firenze alla multinazionale Bristol Myers Squibb Italia che avrebbe messo in atto la truffa assieme al gruppo Menarini. Una truffa enorme, mastodontica, smisurata. Si sarebbero, le due aziende, fregate un miliardo di euro di rimborsi dal sistema sanitario nazionale, cioè da tutti noi. Mille e novecento trentasei miliardi delle vecchie lire. Ovviamente per raggiungere un simile importo la tuffa andava avanti da anni, per sottrarre una cifra simile ci vuole tempo, ma l’enormità della cosa è sotto gli occhi di tutti. A patto che le indagini vengano poi confermate in tribunale, ovviamente.

L’ipotesi degli inquirenti è che entrambi i gruppi industriali abbiano messo in atto comportamenti finalizzati a ottenere, attraverso una serie di artifici e raggiri, l’inserimento nel Prontuario farmaceutico nazionale di farmaci commercializzati sia da Menarini che da Bristol Myers Squibb, a prezzi notevolmente gonfiati rispetto al costo effettivamente sostenuto.

La vicenda è collegata all’inchiesta che sempre la procura di Firenze sta conducendo sul gruppo Menarini, nella quale sono indagati i vertici dell’azienda. Secondo i magistrati il gruppo, attraverso società che avevano come compito quello di aumentare il costo dei principi attivi acquistati, era riuscito ad ottenere un prezzo di vendita dei farmaci più alto rispetto al prezzo reale. In questo contesto la Bristol Myers Squibb, fin dal 1984, avrebbe concesso al gruppo Menarini la licenza non esclusiva per il confezionamento e la vendita in Italia di farmaci preparati sulla base proprio di quei principi attivi, con l’indicazione dei prezzi alterati a seguito della sovrafatturazione degli stessi principi attraverso complesse operazioni commerciali internazionali tra società dello stesso gruppo Bms. L’ipotesi di frode su cui lavorano gli inquirenti non riguarderebbe quindi la qualità dei farmaci ma la sovrafatturazione dei costi sostenuti dalla Bms Italia per l’acquisto dei principi attivi (Pravastatina, Fosinopril, Captopril, Aztreonam) utilizzati per la produzione e la vendita di farmaci impiegati nella cura di malattie cardiache e di battericidi (anch’essi impiegati per il trattamento di particolari patologie cardiache), per i quali e previsto il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale.

La Procura di Firenze ha chiesto il commissariamento della Bristol Myers Squibb Italia e, per il momento, l’unico indagato risulta l’ex amministratore delegato Guido Porporati, accusato di concorso in truffa con Alberto Aleotti, patron di Menarini.

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