ROMA – Costa caro cambiare i pannolini a un bebè in Italia: in media il 30%, anche 40% in più rispetto agli altri Paesi europei. Se la Federconsumatori ha calcolato che mediamente un bambino costa ai genitori mille euro l’anno solo per i pannolini, vuol dire che in Francia o in Austria lo stesso bambino costa al massimo 600 euro. Il motivo del caro-pannolini italiano non è noto e almeno in questo caso non è possibile tirare in ballo una cospirazione delle banche, o l’arcigna Bce che aumenta i prezzi. Difficile pensare a un'”accisa sui pannolini” che nessuno si decide ad abbassare. Neanche l’Antitrust, che pure aveva segnalato il problema, ci viene in soccorso. Giovanni Pitruzzella, il presidente, mesi fa aveva detto che “i prezzi sono mediamente superiori a quelli praticati nel resto d’Europa. In modo ingiustificato”. Colpa delle farmacie? Dei produttori, che però sono gli stessi grandi nomi che distribuiscono i loro prodotti a Roma come a Londra? Chi è che “ci mangia” sulla baby pipì?
Qualcosa il governo sta tentando di fare: dal 1 giugno nelle 1600 farmacie comunali pannolini, biberon, latte in polvere e altri prodotti per l’infanzia costeranno il 20-30% in meno rispetto ai prezzi praticati fino a oggi. L’iniziativa è stata resa possibile da un accordo tra il ministro della Famiglia Andrea Riccardi e l’associazione dei Comuni italiani. Durerà 6 mesi, fino a dicembre, ma l’intenzione è di prorogarla. Un sollievo notevole per i genitori: non sono pochi, al nord, quelli che pur di risparmiare fanno spedizioni mirate fino in Svizzera e Slovenia.