Prima gli italiani…c’erano. Pochi figli, non solo questione di soldi

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 13 Febbraio 2020 - 09:53 OLTRE 6 MESI FA
Prima gli italiani...c'erano. Pochi figli per motivi culturali, non solo questione di soldi

Prima gli italiani…c’erano. Pochi figli, non solo questione di soldi (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – “Prima gli italiani” è il salviniano motto mutuato dall'”America First” di Donald Trump. Ma la massima, nella sua versione italiana, anderebbe letta in maniera più corretta come prima, nel senso di una volta, gli italiani c’erano.

Prima c’erano e oggi non ci sono più. Almeno stando ai numeri della natalità nel nostro Paese, con una popolazione che appare alla lunga destinata a far la fine degli Ittiti e degli Aztechi: scomparire. E al contrario di quel chi si racconta, il problema non sono i soldi che mancano. Che in Italia si facciano pochi figli e sempre più in là negli anni non è né un mistero né tantomeno una novità.

La novità e che il ricambio generazionale è ormai ridotto ad un rigagnolo troppo esiguo per reggere a lungo, al punto che anche il presidente Sergio Mattarella si è sentito in dovere di lanciare un allarme: “Come conseguenza dell’abbassamento di natalità vi è un abbassamento del numero delle famiglie – ha detto Mattarella -. Questo significa che il tessuto del nostro Paese si indebolisce e va assunta ogni iniziativa per contrastare questo fenomeno”.

Oggi, per ogni 100 residenti che muoiono ne nascono solo 67. Dieci anni fa erano 96. Siamo poco sopra la metà e questo basterebbe a tracciare la drammaticità del quadro, ma l’Istat fornisce anche altri numeri. A determinare il calo della popolazione sono le nascite, decisamente inferiori ai decessi: 435 mila le prime contro 647 mila. Si tratta, sottolinea l’Istituto Nazionale di Statistica, “del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918”.

E nel 1918 c’erano appena state una guerra mondiale e l’epidemia di spagnola a mietere vittime e mettere un freno alle nascite. Con un saldo negativo di oltre 200mila unità, si alza l’età media degli italiani che arriva a 45,7 anni. Colpa delle donne che fanno meno figli? Nulla affatto. La media di figli per donna rimane infatti fissa ad 1.29. Il problema è che ci sono meno donne in età fertile e quindi meno nascite a parità di media.

Le donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni si sono ridotte infatti di 180 mila unità. Si è alzata l’età del parto, con la media a 32,1 anni e le ultraquarantenni fanno ormai più figli delle giovani sotto i vent’anni. E poco possono gli immigrati che, con buona pace del succitato Matteo Salvini, sono l’unica voce in attivo del bilancio della popolazione italiana: nel 2019 il saldo positivo è stato di più 143 mila unità, 307 mila nuove iscrizioni contro 164 mila cancellazioni. Non un problema di soldi ma un problema squisitamente culturale.

Non un problema di denaro anche se rimane vero, anzi verissimo che il welfare italiano su questo punto avrebbe molto da imparare anche da paesi non così lontani come la Francia, perché nel nostro Paese cresce il monte dei depositi che gli italiani hanno in banca come il valore di fondi e patrimoni, cioè la ricchezza del Paese. Senza contare il mare di sommerso che per sua natura sfugge alle statistiche.

Non facciamo invece più figli non per questo ma perché, come ha detto il sociologo Giuseppe De Rita, “è un problema culturale. Oggi sempre più giovani rinviano il passaggio alla vita adulta”. Sempre più giovani dipendono, culturalmente, dai genitori e si sentono figli perennemente. Sempre più giovani continuano a voler essere considerati e considerarsi tali rimandando di continuo il momento in cui dovranno sentirsi adulti e assumersi responsabilità e rischi che questo comporta. Alla lunga faremo la fine degli Aztechi. Ma in un mondo sempre più sovrappopolato non saranno in molti oltre forse a noi a farsene un cruccio.