Processione e inchino al boss a San Procopio, sotto inchiesta il sindaco Lamberti Castronuovo

(foto d'archivio)
(foto d’archivio)

ROMA – Lamberti Castronuovo, il sindaco di San Procopio (in provincia di Reggio Calabria) è finito sul registro degli indagati per “calunnia aggravata dall’articolo 7 per aver agevolato la mafia”. Castronuovo aveva denunciato Michele Inserra del Quotidiano del Sud, il giornalista che documentò l’inchino della Madonna sotto casa del boss Nicola Alvaro accusandolo di aver diffamato la comunità di San Procopio.

Per Lamberti Castronuovo si trattava infatti di una “montatura”. Spiegando che “gli oboli erano raccolti da un bambino che precedeva di dieci metri la processione”, e aggiungendo che “la processione non si è fermata se non nei punti previsti e insieme a me c’era il maresciallo dei carabinieri, al quale ho chiesto se c’erano problemi. Mi ha risposto di no altrimenti avrei sospeso tutto”. Poi l’affondo: “Chiederò ai cittadini di sottoscrivere una denuncia contro il giornalista perché è una montatura. Ho filmato tutta la processione e invece lui non c’era. Noi ci inchiniamo soltanto di fronte alla legge e chi mi conosce sa che sono intransigente. Nessuno verrebbe da me a chiedere qualcosa di illegale”.

La denuncia partì, così come l’inchiesta. Ed è proprio dall’indagine che è saltato fuori che quanto scritto da Inserra era tutto vero.
“Se non si chiarirà subito la vicenda – ha detto Lamberti Castronuovo – io lascerò Reggio, chiudendo l’istituto di analisi cliniche, Reggio Tv e lasciando ogni carica. Aveva ragione Sciascia. Sciascia l’aveva previsto che, in assenza di un’adeguata cultura democratica, l’antimafia sarebbe diventata peggio della mafia, ragionando secondo la stessa logica di sopraffazione ma potendo servirsi dei poteri delle istituzioni”.

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