Processo Cucchi, due carabinieri imputati per i depistaggi accusano due colleghi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Dicembre 2019 - 12:11 OLTRE 6 MESI FA
Processo Cucchi, due carabinieri imputati per i presunti depistaggi accusano due colleghi (costituendosi parte civile)

Processo Cucchi (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Il processo Cucchi si arricchisce di un nuovo colpo di scena: due carabinieri imputati per i presunti depistaggi hanno accusato due colleghi co-imputati nello stesso processo. I due accusatori (Massimiliano Colombo Labriola e Francesco Di Sano) hanno annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nei confronti di Francesco Cavallo e Luciano Soligo, co-imputati per il reato di falso ideologico. Cavallo e Soligo sono entrambi tenente colonnello e superiori in grado di Labriola e Di Sano. L’Ansa riporta le parole dei legali, secondo i quali i due imputati costituitisi parte civile avrebbero ricevuto disposizioni di modifica di alcuni atti.

“L’ordine fu dato da chi, insistendo sulla modifica, sapeva qualcosa di più costringendo gli altri ad eseguirla – ha detto uno dei loro legali in aula – Loro hanno subito un danno di immagine, come è successo per gli agenti della polizia penitenziaria”.

“Non sapevamo del pestaggio. Dopo i Cucchi, le vittime siamo noi. C’è stata una strana insistenza nel chiederci di eseguire quelle modifiche che all’epoca non capivamo. Oggi sappiamo tutto e per questo abbiamo deciso di costituirci parte civile. Non siamo nella stessa linea gerarchica, l’abbiamo subita, erano ordini”. Queste le parole, riferite dall’avvocato Giorgio Carta (e riportate da agenzie di stampa e giornali), di Massimiliano Colombo Labriola e Francesco Di Sano.

L’avvocato di Colombo Labriola ha inoltre spiegato in aula che “l’artcolo 74 del Codice di Procedura Penale ammette la costituzione di parte civile nel processo penale del soggetto che pure in astratto abbia riportato un danno eziologicamente riferito all’azione o omissione del soggetto attivo del reato”.

Giorgio Carta, legale di Di Sano, ha detto: “Labriola e Di Sano non sapevano niente del pestaggio e Colombo Labriola non ha mai incrociato Cucchi. Inoltre, se non avessero eseguito gli ordini sarebbero stati puniti con reato militare che prevede la reclusione, per disobbedienza militare”.

Il carabiniere Di Sano è accusato di aver modificato l’annotazione di servizio su richiesta del tenente colonnello, Luciano Soligo. Colombo Labriola all’epoca era comandante della stazione di Tor Sapienza, dove dopo il fermo aveva passato la notte Cucchi. “Labriola non fu neppure informato quando Cucchi fu portato nella sua stazione”, ha precisato l’avvocato. (Fonti: Ansa, Adnkronos e Repubblica).